Politica

Lega avanti tutta sulle emergenze. Fontana ricandidato in Lombardia

04
Luglio 2022
Di Giampiero Cinelli

Due incontri nella stessa giornata. Per guardarsi negli occhi e continuare sulla strada tracciata. Se la parola “resilienza” va molto di moda, certamente calza a pennello con la classe dirigente leghista, sempre capace di compattarsi e di apparire solida, nonostante le battute d’arresto, i contraccolpi e l’affanno non manchino anche nel Carroccio. La prima tappa il leader Matteo Salvini la fa alle 9 di mattina “al Pirellone”, nella sede del Consiglio regionale della Lombardia. Lì incontra i consiglieri regionali, il coordinatore della Lombardia Fabrizio Cecchetti e il Governatore Attilio Fontana.

Dal confronto viene fuori che Fontana sarà ancora il candidato della Lega alle regionali lombarde nel 2023. Tra gli obiettivi lo sblocco delle liste d’attesa ora che l’emergenza Covid volge al termine, con aperture degli ambulatori anche nei giorni festivi, nuove infrastrutture, investimenti sui trasporti e le Olimpiadi Milano-Cortina del 2026.

Attilio Fontana è accolto da un lungo applauso quando è arrivato. Dopo l’incontro si mette in chiaro che le due ore sono servite a fare un ragionamento più ampio, doveroso in vista delle prossime elezioni e dei risultati sotto le aspettative delle comunali. Non si è parlato quindi solo di candidature, specificando che tra Attilio Fontana e Letizia Moratti, data recentemente come candidata alle regionali lombarde, non c’è alcun contrasto. Anzi la figura dell’ex sindaco di Milano può solo essere utile per lavorare in futuro.

Nel pomeriggio Matteo Salvini si reca in Via Bellerio, nella sede della Lega. ad aspettarlo i ministri Erika Stefani e Giancarlo Giorgetti, il governatore Attilio Fontana e i capigruppo a Roma e Bruxelles. In collegamento il ministro del turismo Massimo Garavaglia. Anche qui il risultato, da quanto emerge, pare essere una nuova investitura di Matteo Salvini, al quale i presenti rinnovano la fiducia e la sintonia nella linea politica. «Il Governo si concentri su pensioni e stipendi, non droga», dicono.

Gli esponenti leghisti quindi non hanno nessuna intenzione di confrontarsi sulla cittadinanza facile e sulla cannabis, ritenute non emergenze e non l’interesse degli italiani, ora alle prese con una serie di emergenze che vanno affrontate. Si preannuncia quindi battaglia. Ma da qui a dire che il governo sia in bilico, ce ne passa. Per lo meno perché nessuno ad oggi ha scoperto le sue carte. Né Salvini, né il ben più agitato Giuseppe Conte, che aspetta il suo faccia a faccia con Draghi.

Del resto il capo dei pentastellati, almeno a giudicare dagli atteggiamenti, non può contare su una leadership consolidata e di derivazione diretta come quella del segretario leghista. Lo ribadisce Erika Stefani, affermando durante la riunione: «Il mandato dei ministri della Lega è in mano a Salvini, non ad altri. Lui che deciderà che cosa fare». Parole chiare, la cui sincerità andrà vagliata in ben altre sedi e contesti. Per adesso, la Lega non si spacca.