Politica

La confusione culturale di Enrico Letta

16
Marzo 2021
Di Redazione

di Sergio Pizzolante 

Premetto, come ho già scritto, che ho un parere e un ricordo personale, umano, positivo di Letta. Detto ciò, dico che la sua relazione non mi è piaciuta. Non mi convince. Sul piano politico e culturale. 

Intanto, lo dico subito, porre la questione dello Ius Soli adesso. Adesso. Come fatto identitario. Da l’idea di estraneità rispetto alla realtà. Ma non è solo una questione tattica sbagliata. È un vuoto culturale. 

Ius Soli significa che chi nasce in Italia è italiano o ha diritto di essere italiano. È sbagliato. Chi nasce in Italia può essere italiano. Ma deve volerlo. Chi nasce in Italia e vive in Italia deve avere tutti i diritti (e su questo si deve lavorare), ma per essere italiano deve volerlo. 

Io sono per lo Ius culturae. I miei genitori erano migranti in Svizzera. Mia madre tornò in Italia per partorire. Se fossi nato in Svizzera non avrei voluto essere svizzero. Avrei voluto, certamente, avere i diritti fondamentali degli svizzeri. Questo si. Insomma, credo che l’idea di progresso sia più forte se io, non svizzero, orgogliosamente italiano, potessi essere accolto come pari in Svizzera.

Lo Ius Soli è una scorciatoia. Ti tratto come me se sei come me. Sbagliato. Letta ha detto anche che il Pd deve essere progressista, riformista, radicale. Che significa? Letta, per dire il vero, va più in profondità. Dice, progressisti nei valori, riformisti nel metodo, radicali nei comportamenti. 

Un po’ meglio. Ma non il meglio. Ho l’impressione che dietro questa espressione ci sia l’Ulivo. La somma di questi diversi modi di essere. Con la confusione di ogni modo. Abbiamo visto lo Ius Soli. Per il concetto di progresso. Il riformismo invece. 

Qui proprio non ci siamo. Un metodo? Non solo caro Letta. Non solo. Se fosse solo un metodo sarebbe un concetto vuoto. La radicalita’? È, deve essere, nella lettura della realtà. La realtà è radicalita’. Dura e vera. Dalla quale non si fugge. 

La somma di questi concetti produce confusione. Ciò che conta è invece la fusione. Il riformismo è l’idea di progresso che incontra la realtà. Il riformismo non è solo un metodo, è una  attitudine. È quasi una forma mentale. Riformista non è quello che fa le riforme, è quello che è disposto a rifarle. Quando si rivelano sbagliate o superate dal tempo e dalla realtà. È la consapevolezza che siamo imperfetti. Il giustizialismo perfettista del vecchio Pd, che si rifugia nel moderatismo governista, del Pd di adesso, è lo stato d’animo opposto. 

Non è un giudizio, tanto meno un cattivo giudizio o un pregiudizio. È la storia di questi decenni. Il riformismo, inoltre, è opposto ad ogni populismo. Anche di quello più a sinistra. Nuova versione di Grillo. Che dichiara superata la democrazia. Con il quale il Pd vuol costruire una alleanza strategica. 

E qui, invece si, ci vorrebbe radicalita’. Mi spiace Letta. Non mi hai convinto.