Politica

Istat, nascite ancora in calo: fecondità ai minimi storici, gli over 65 sono un quarto

21
Ottobre 2025
Di Ilaria Donatio

Continua a ridursi il numero delle nascite in Italia. Nel 2024 i nati vivi sono stati 369.944, in calo del 2,6% rispetto all’anno precedente, mentre nei primi sette mesi del 2025 il trend peggiora ulteriormente: circa 13 mila bambini in meno rispetto allo stesso periodo del 2024, pari a un -6,3%. Lo rileva l’Istat nel nuovo report sulla natalità e sulla fecondità delle donne residenti in Italia.

Il numero medio di figli per donna tocca il minimo storico: 1,18 nel 2024, in flessione rispetto all’1,20 del 2023. Le stime provvisorie dei primi mesi del 2025 lo portano addirittura a 1,13, il valore più basso mai registrato.
La discesa, spiega l’Istat, prosegue ininterrotta dal 2008, quando i nati vivi erano oltre 576 mila. In sedici anni l’Italia ha perso quasi 207 mila nascite, pari a –35,8%. Un fenomeno dovuto non solo alla scarsa propensione ad avere figli, ma anche alla riduzione dei potenziali genitori: le generazioni nate dalla metà degli anni Settanta in poi, sempre più esigue, quando la fecondità scese sotto la soglia dei due figli per donna.

Nel 2025 il calo appare particolarmente marcato in Abruzzo (–10,2%) e Sardegna (–10,1%), seguite da Umbria (–9,6%), Lazio (–9,4%) e Calabria (–8,4%). Le diminuzioni più contenute si registrano in Basilicata (–0,9%), Marche (–1,6%) e Lombardia (–3,9%). In controtendenza solo Valle d’Aosta (+5,5%) e le province autonome di Bolzano (+1,9%) e Trento (+0,6%).

Nel quadro generale del “declino demografico”, emergono alcune eccezioni territoriali. Tra le regioni che registrano un aumento delle nascite nei dati provvisori per il 2025 ci sono la Valle d’Aosta (+5,5 %) e le province autonome di Bolzano (+1,9 %) e di Trento (+0,6 %).
Queste aree di montagna, collocate ai vertici delle classifiche per qualità della vita, suggeriscono che fattori territoriali e socio-economici locali potrebbero attenuare o invertire – almeno in parte – il trend nazionale della natalità in calo.

Un contributo importante alla natalità continua a venire dalle famiglie straniere, ma anche qui i numeri si sono stabilizzati. Nel 2024 i nati da coppie in cui almeno uno dei partner è straniero sono 80.761, sostanzialmente invariati rispetto al 2023 (80.942), pari al 21,8% del totale.
La quota è più alta nel Nord (30,6%) e nel Centro (24%), mentre nel Mezzogiorno si ferma al 9,3%. Le regioni con la maggiore incidenza di nati da genitori stranieri sono Emilia-Romagna (21,9%) e Liguria (21,3%).

L’età media al parto cresce ancora, toccando nel 2024 i 32,6 anni, quasi tre in più rispetto al 1995. Per le primipare la media è 31,9 anni. Le madri più “tardive” si concentrano nel Centro e nel Nord, dove l’età media supera i 33 anni in regioni come Lazio, Basilicata e Sardegna.
Cresce anche l’incidenza dei nati da coppie non sposate, che nel 2024 rappresentano il 43,2% del totale, con un aumento di 0,8 punti sul 2023 e di oltre 23 punti dal 2008. Le percentuali più alte si trovano nel Centro (49,6%) e nel Nord (42,8%), mentre nel Mezzogiorno la quota, pur più bassa, è in crescita e raggiunge il 40,3%. La Sardegna detiene il primato nazionale (56,6%), seguita da Umbria (50,7%) e Lazio (50,6%).

A delineare il contesto generale è anche il quadro demografico: nel 2024 quasi un italiano su quattro ha più di 65 anni (24,3%). Secondo le proiezioni Istat, nel 2050 gli over 65 saranno oltre un terzo della popolazione (34,6%), mentre la fascia 15-64 anni scenderà al 54,3% (dal 63,5% di oggi).
La speranza di vita continuerà ad aumentare: nel 2050 si stima 84,3 anni per gli uomini e 87,8 per le donne.
L’Italia, insomma, non solo fa sempre meno figli, ma invecchia rapidamente, con uno squilibrio crescente tra popolazione attiva e pensionati.

Nel frattempo, anche le scelte dei genitori raccontano qualcosa del Paese che cambia. Il nome maschile più diffuso resta Leonardo, al vertice dal 2018, ma in Umbria e Marche vince Edoardo. Tra le bambine, Sofia resta la preferita in gran parte del Centro-Nord.