Politica

Il mondo del calcio è nel pallone, Figc e Lega allo scontro finale

11
Febbraio 2022
Di Andrea Maccagno

È scontro totale quello tra Figc e Lega Serie A, quest’ultima a sua volta dilaniata internamente in almeno due correnti. L’ultimo atto di questo dissidio riguarda la contestatissima riforma della governance della Lega, voluta dal Presidente Figc Gabriele Gravina: un congruo adeguamento per la federazione, un’ingerenza secondo i club della massima serie.

Si tratta, essenzialmente, di una revisione dei quorum per le votazioni dell’assemblea, che passerebbero dalla maggioranza qualificata dei due terzi (14 voti) alla maggioranza assoluta (11 voti). Stante le cose, lo scorso 27 gennaio i proprietari di Serie A hanno scritto al presidente del Coni Giovanni Malagò e alla Sottosegretaria allo sport Valentina Vezzali per sottolineare che la Figc non può «interferire nelle scelte che attengono alla vita dell’associazione, come ad esempio imponendo determinati quorum costitutivi e deliberativi». 

Le loro risposte non si sono fatte attendere. Malagò ha rispedito la palla al mittente: «Il corretto interlocutore istituzionale di una Lega è la federazione, che è in posizione di centralità». Mentre Vezzali, attraverso una nota stampa, ha fatto sapere di auspicare che «venga avviato un confronto costruttivo tra le società e la Figc per trovare insieme una sintesi». 

Ma intanto la Lega deve gestire le dimissioni del suo presidente Paolo Dal Pino, ufficialmente intenzionato a lasciare l’Italia per seguire la famiglia negli Stati Uniti, in realtà impossibilitato a proseguire il suo lavoro perché filo-Gravina. Il consiglio federale di Lega rimane quindi ancor di più a guida Lotito-Marotta, da sempre su due sponde divergenti.

Il presidente della Lazio e l’AD dell’Inter, infatti, hanno sempre votato in maniera difforme sui dossier più rilevanti. Il primo è un fervido “rivale” di Gravina, mentre Marotta rispecchiava posizioni più neutre. La lettera a Malagò e Vezzali è partita proprio da Lotito, che si è anche intestato la cancellazione del tetto dei 100 milioni di fatturato per ottenere i ristori del governo. Inoltre, è riuscito a piazzare il fedelissimo Gaetano Blandini – Direttore generale SIAE – come nuovo consigliere indipendente di Lega.

In questo scenario, la Lega Serie A è chiamata ad eleggere un nuovo presidente. Tra i nomi che circolano, spicca quello di un profilo politico. Per l’occasione è spuntato il nome di Pierferdinando Casini, il quale ha già declinato l’offerta: «Non esiste, nessuno mi ha cercato e oltretutto non sarei mai disponibile. Peraltro mi ritroverei in un palese conflitto di interessi essendo un accanito e per niente obiettivo tifoso del Bologna».

Altri nomi sul tavolo sono quelli di Angelino Alfano e, soprattutto, di Roberto Maroni: figure, entrambe, riconducibili alla sfera Marotta. L’ex presidente di Regione Lombardia incasserebbe il gradimento anche di Milan e Juventus, più defilato Veltroni. Contro un presidente politico si schiera Aurelio De Laurentiis: «Il presidente non è uno che deve comandare, deve rappresentare gli interessi e le decisioni di 20 società, che si esprimono attraverso il Consiglio e l’assemblea». Una soluzione di sintesi potrebbe ricadere sull’elezione del proprietario dell’Atalanta Antonio Percassi, anche se in quel caso si dovrebbe modificare lo statuto, in quanto azionisti o dirigenti delle squadre sono incompatibili a rivestire il ruolo di presidente.

Un nodo destinato forse a sciogliersi presto. Gravina ha infatti fissato un Consiglio federale per il 16 febbraio: se entro tale data la Lega non avrà adeguato il proprio statuto ne verrà ordinato il commissariamento. Così, il neo commissario ad acta si occuperebbe della revisione della carta secondo i nuovi principi informatori. La tensione è alle stelle, anche perché difficilmente si troverà una soluzione in una settimana.

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