Politica

Il M5S si divide. Di Maio sta con Draghi e crea il gruppo parlamentare. Chi ne fa parte

21
Giugno 2022
Di Alessandro Caruso

La crisi era annunciata già da giorni, ma oggi ha preso forma, proprio mentre andava in scena al Senato il discorso di Draghi in vista del Consiglio europeo di questa settimana: la scissione del M5S si è concretizzata con la fuoriuscita di Luigi Di Maio dal partito e la creazione di un nuovo gruppo parlamentare, che si chiamerà “Insieme per il futuro”. Ed è già partita la raccolta delle adesioni in entrambi i rami del Parlamento.

Le parole di Grillo dal suo blog sono lapidarie, sembra minimizzare ma non nasconde, tuttavia, una certa propensione per la linea del presidente del partito Giuseppe Conte: “Siamo tutti qui per andarcene, comunque, ma possiamo scegliere di lasciare una foresta rigenerata o pietrificata”. E aggiunge: “Qualcuno non crede più nelle regole del gioco? Che lo dica con coraggio e senza espedienti. Deponga le armi di distrazione di massa e parli con onestà”.

La scissione del M5S si è concretizzata nel momento in cui sono arrivate le firme delle adesioni. Ecco chi farà parte del nuovo gruppo, alla Camera e al Senato. Alla Camera: Gianluca Vacca, Sergio Battelli, Alberto Manca, Caterina Licatini, Luigi Iovino, Andrea Caso, Davide Serritella, Daniele Del Grosso, Paola Deiana, Filippo Gallinella, Francesco D’Uva, Vincenzo Spadafora, Iolanda Di Stasio, Cosimo Adelizzi, Carla Ruocco, Marialuisa Faro, Vittoria Casa, Gianluca Rizzo, Mattia Fantinati, Generoso Maraia, Patrizia Terzoni, Pasquale Maione, Giovanni Luca Aresta, Maria Pallini, Andrea Giarrizzo, Chiara Gagnarli, Nicola Grimaldi, Luciano Cillis, Elisabetta Barbuto, Anna Macina, Marianna Iorio, Luca Frusone, Giuseppe D’Ippolito, Silvana Nappi ed Emanuele Scagliusi.

Al Senato: Emiliano Fenu, Fabrizio Trentacoste, Daniela Donno e Antonella Campagna, oltre a quelli di Vincenzo Presutto, Primo Di Nicola, Sergio Vaccaro e Simona Nocerino, Laura Castelli (sottosegretaria al MEF), Anna Macina (sottosegretaria alla Giustizia) e Dalila Nesci (sottosegretaria al Sud).

Già nel lungo consiglio del Movimento di ieri si erano messe le basi per la scissione del M5S. Conte non si ritrova nella linea apertamente europeista, atlantista e draghiana di Di Maio. Il ministro degli Esteri si è più volte trovato in imbarazzo anche sul nodo dell’invio di armi all’Ucraina, un punto su cui Conte ha fatto una forte resistenza in Parlamento, procurando non pochi grattacapo al presidente del Consiglio. Adesso gli occhi sono puntati sugli equilibri di governo. Come si comporterà il M5S senza la falange “dimaiana”? È a rischio la tenuta del governo? Ma per il momento Draghi può dormire sonni tranquilli perché ha già blindato Di Maio e la risoluzione in Parlamento sulla posizione dell’Italia in merito al conflitto in Ucraina.

LE REAZIONI DI TWITTER
Negli ultimi giorni, precisamente dal 13 al 20 giugno (il giorno prima della scissione ufficiale, ndr), Di Maio è stato uno dei trend su Twitter. Lo conferma l’indagine realizzata da UTOPIA, società di comunicazione e Public affairs, e KPI6piattaforma di web listening, secondo la quale sono stati ben 13.785 i tweet sull’argomento, che hanno coinvolto 6.232 utenti. La base del Movimento si divide tra i puristi e gli scissionisti. A definire le due fazioni ci ha pensato il giornalista della Stampa Jacopo Jacoboni, con il suo tweet che è stato tra i più popolari sull’argomento: “Nello scontro finale con Conte, Di Maio sceglie di stare dalla parte delle alleanze internazionali, delle democrazie. Conte si trova dalla parte di Razov e del Cremlino. È un fatto”.

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