Politica
Il giorno di Zelensky: «Mi fido di Meloni». Bilaterale di un’ora e mezza sulla pace
Di Ilaria Donatio
Volodymyr Zelensky arriva a Palazzo Chigi in un pomeriggio sospeso tra attese e simboli politici. L’auto blindata che trasporta il presidente ucraino entra direttamente nel cortile della sede del governo, mentre in via del Corso decine di persone si fermano dietro le transenne e sventolano una bandiera dell’Ucraina. Poco più avanti, all’angolo con piazza Colonna, i rappresentanti di +Europa espongono uno striscione composto da ventisette bandiere dell’Unione cucite insieme, con al centro quella gialloblu: un messaggio che accompagna la visita più delicata di queste settimane.
Il bilaterale con Giorgia Meloni dura circa un’ora e mezza, più del previsto. Zelensky lascia Palazzo Chigi senza dichiarazioni alla stampa, ma il perimetro politico dell’incontro emerge dalla delegazione che lo accompagna: Rustem Umerov, capo dei negoziatori ucraini, e il ministro degli Esteri Andriy Sybiha. La loro presenza indica che non si è trattato solo di un confronto bilaterale, ma di una discussione legata al percorso – ancora incerto – verso un possibile negoziato di pace.
A questo si aggiunge il lavoro diplomatico delle ultime ore. Nella videoconferenza di ieri con i principali leader europei, Meloni ha insistito sull’importanza di una piena unità di vedute tra Unione europea e Stati Uniti, definendola un presupposto essenziale per una pace “giusta e duratura”. Una linea condivisa dai partner, che hanno ribadito la necessità di convergenza sulle garanzie di sicurezza per Kiev e sulle misure comuni per sostenere la ricostruzione.
Sybiha, dopo l’incontro con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, rilancia questa impostazione definendo «importante» il ruolo dell’Italia nel promuovere gli sforzi di pace e nel sostegno all’Ucraina. La partnership con Roma, sottolinea, è oggi un elemento cruciale tanto sul piano diplomatico quanto su quello della sicurezza.
Poco prima del bilaterale, Zelensky aveva dichiarato di «fidarsi di Meloni». Una frase che risuona mentre dall’altra parte dell’Atlantico arrivano le parole abrasive di Donald Trump, che lo accusa di rinviare le elezioni “usando la guerra” e lo paragona allo showman P.T. Barnum. Zelensky risponde: «Sono sempre pronto alle elezioni». È un confronto a distanza che evidenzia due linee molto diverse: quella europea, che insiste sulla convergenza con Washington, e quella dell’ex presidente americano, che riduce il leader ucraino a un piazzista.
Dopo aver lasciato Palazzo Chigi, Zelensky affida a un messaggio pubblicato su X la sintesi politica dell’incontro: «Abbiamo avuto un colloquio eccellente e molto approfondito su tutti gli aspetti della situazione diplomatica. Apprezziamo il ruolo attivo dell’Italia nel generare idee concrete e definire misure per avvicinare la pace. L’ho informata sul lavoro del nostro team negoziale e stiamo coordinando i nostri sforzi diplomatici. Contiamo molto sul continuo sostegno dell’Italia: è importante per l’Ucraina».
Nel suo post, il presidente ringrazia anche per il nuovo pacchetto di assistenza energetica: «Desidero esprimere la mia gratitudine per il supporto energetico e per le attrezzature necessarie: è esattamente ciò che sosterrà le famiglie ucraine, la vita quotidiana nelle nostre città e comunità sotto continui attacchi russi. Dobbiamo proteggere la vita».





