Politica

Gli impegni dell’Italia, da Nord a Sud

03
Febbraio 2024
Di Alessandro Caruso

La campagna elettorale per le europee può aspettare, soprattutto se ci sono da definire importanti strategie di politica estera che interessano tutti i punti cardinali. Effettivamente nella settimana che volge al termine l’attenzione mediatica si è concentrata sugli impegni internazionali del Governo, a cominciare dal vertice Italia-Africa che si è svolto a Roma, nel corso del quale è stato presentato il cosiddetto “Piano Mattei”, il programma di investimenti italiani in molti Paesi africani per intensificare le relazioni commerciali, culturali e sociali. Un vertice che ha sicuramente contribuito a consolidare la postura italiana verso Sud e che potenzialmente può rappresentare una grande leva di sviluppo. Basti guardare i numeri: a quanto ha evidenziato la premier Meloni i 5,5 miliardi del primo budget del Piano Mattei saranno attinti in parte dal Fondo sociale per il clima italiano (3 miliardi) e in parte dalle risorse della Cooperazione italiana (2,5 miliardi). Il governo andrà in cerca di nuove risorse fra singoli Paesi donatori, Ue e istituzioni multilaterali come il Fondo monetario internazionale, rappresentato a Roma dalla Presidente Kristalina Georgieva. Meloni ha poi sottolineato anche la creazione di un nuovo «strumento finanziario» della Cassa depositi e prestiti per agevolare i finanziamenti del settore privato, un tassello che dovrà essere «cruciale» come leva negli impegni economici sul continente. E la reazione? Per ora ambivalente. Il presidente dell’Unione africana Moussa Faki ha sottolineato da un lato l’apprezzamento verso il cambio di paradigma nei rapporti con l’Africa, dall’altro ha fissato alcuni paletti sull’approccio e le aspettative, specificando, ad esempio, che avrebbe auspicato essere consultato sul Piano. Non sono mancate inoltre alcune critiche: «Desidero insistere sulla necessità di passare dalle parole ai fatti, non possiamo più accontentarci di semplici promesse, spesso non mantenute».

Volgendo lo sguardo verso Nord, invece, la scena è stata dominata da un Consiglio europeo molto significativo che ha deliberato all’unanimità un pacchetto di sostegno aggiuntivo di 50 miliardi di euro per l’Ucraina all’interno del bilancio dell’Ue. In sostanza questo garantisce a Kiev un finanziamento costante, a lungo termine e prevedibile e stabilisce la leadership dell’Ue nel sostegno all’Ucraina. Un concordato a cui si è arrivati grazie al ruolo di mediazione svolto dall’asse Meloni-Sholz-Macron verso i Paesi più refrattari, primo tra tutti l’Ungheria di Orban, con il quale la Meloni sta giocando anche un’altra partita dalle conseguenze rilevanti sotto il profilo del consenso: la carcerazione dell’attivista italiana Ilaria Salis a Budapest. Una vicenda dalla patina ancora chiaroscura ma in cui Roma sta iniziando ad esigere maggiore ascolto e rispetto, con dei primi effetti positivi  – l’Ambasciata italiana e il ministero della Giustizia di Roma si stanno muovendo per farle accordare gli arresti domiciliari in Italia.

Ma le tensioni maggiori sono a Est, dove la crisi del Mar Rosso sta tenendo col fiato sospeso l’intero scacchiere internazionale. Anche l’Italia è scesa in campo. Prima con la fregata Fasan, oggi sostituita con la Martinengo, e poi con l’iniziativa Aspides, la nuova operazione di sicurezza marittima dell’Unione Europea che punta a difendere il transito in tutta l’area fino a Suez, alla quale si auspica che possano partecipare anche Paesi arabi moderati. Nella riunione dei ministri degli Esteri prevista per il 19 febbraio, Bruxelles prevede infatti di ottenere il voto unanime dei 27 stati membri per poter tenere fede all’impegnativa tabella di marcia stilata ad hoc per il lancio dell’operazione. Crosetto, audito dalla commissione Difesa, ha spiegato: «La Difesa potrà valutare più concretamente quale contributo operativo fornire, inserendo la delibera missioni 2024 per il passaggio parlamentare previsto». Ma ha anche specificato una necessità: «Le situazioni che viviamo hanno bisogno di velocità, dobbiamo coniugare democrazia con velocità e pragmatismo, altrimenti la velocità e il pragmatismo delle autocrazie ci mettono in crisi».

Oltreoceano, per concludere, martedì il presidente della Fed Jerome Powell ha modificato la sua precedente posizione in favore di un possibile taglio dei tassi a marzo. Il tutto mentre sullo sfondo venivano pubblicate le trimestrali delle grandi aziende tech. Trimestrali tutto sommato positive e in linea con le aspettative, influenzate anche dalla situazione cinese, la cui economia si sta nuovamente contraendo a causa del taglio sulle previsioni di crescita. Un taglio che sta condizionando anche la domanda di petrolio il cui prezzo, nonostante la crisi mediorientale, è in caduta. Un quadro generale che a breve condizionerà certamente tutte le economie europee.