Politica
L’Europa al bivio: serve coraggio per una vera Difesa comune
Di Gianni Pittella
Nei giorni scorsi ho avuto modo di tornare a Bruxelles, dove ho incontrato vecchi amici ed esponenti politici e istituzionali con cui ho condiviso riflessioni sullo stato dell’Unione e del mondo. Respirare l’atmosfera nel cuore delle istituzioni europee, proprio mentre lo scacchiere globale è scosso da nuove, pericolose faglie, è stato estremamente istruttivo.
Il sentimento prevalente? Preoccupazione. Ansia. E un diffuso, crescente pessimismo.
L’ordine internazionale costruito nel dopoguerra su organismi multilaterali, libero commercio, mobilità delle persone, soft power e diplomazia dei compromessi è oggi sotto attacco. L’azione del Presidente Trump – incoerente, imprevedibile, spesso unilaterale – contribuisce ad alimentare un disordine che rischia di diventare sistemico.
Se l’Unione Europea resta immobile, il nuovo equilibrio globale sarà consegnato al caos. O peggio, a un mondo governato da autocrazie o plutocrazie. Non è difficile immaginare un futuro in cui Stati Uniti, Cina e Russia definiscano unilateralmente le rispettive sfere di influenza, lasciando all’Europa un ruolo marginale.
La battuta del primo ministro belga – “se non ti siedi al tavolo, sei nel menu” – può strappare un sorriso amaro, ma fotografa una verità scomoda e drammatica.
È per questo che, nei miei colloqui a Bruxelles, ho rilanciato l’idea – tanto urgente quanto rimossa – di un progetto europeo di Difesa comune. Una visione che l’Europa abbandonò negli anni ’50, per il veto francese, ma che oggi è più necessaria che mai. Va aggiornata, rafforzata, restituita alla politica e non solo alla tecnica. Solo così l’Unione potrà presentarsi come attore geopolitico credibile, garante della sicurezza dei suoi cittadini e modello federale alternativo all’autoritarismo.
Accodarsi passivamente alla richiesta americana di portare la spesa nazionale per la difesa al 5% del PIL – senza nemmeno discutere per fare cosa (difesa aerea o carri armati?) – rappresenterebbe un errore strategico e politico. Senza una visione europea, ogni aumento della spesa sarà solo un segnale di subalternità.
Serve, invece, una postura nuova: una Difesa comune, una Politica estera autorevole, una forte iniziativa diplomatica su Gaza che non dimentichi l’Ucraina. Dobbiamo combattere con forza l’antisemitismo, ma al tempo stesso ricordare che nessuna stabilità sarà possibile in Medio Oriente senza affrontare – e risolvere – la questione palestinese.
L’Europa ha bisogno di coraggio. Serve leadership. E serve adesso.
