Politica

Il Decreto Università è legge, le novità

30
Luglio 2025
Di Giuliana Mastri

Il Decreto Università è finalmente diventato legge, dopo aver ottenuto il via libera della Camera con 149 voti favorevoli, 91 contrari e 3 astenuti. Il testo, che riguarda disposizioni urgenti in materia di Università, ricerca, istruzione e salute, ha suscitato il sostegno compatto della maggioranza, mentre le opposizioni hanno mantenuto una posizione di contrarietà.

Le dichiarazioni della ministra Bernini
In apertura della discussione, la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha voluto precisare alcuni punti cruciali, ribadendo che non è vero che la ricerca sia sottofinanziata e che le Università non abbiano fondi. «Le Università italiane sono in attivo di un miliardo», ha sottolineato, invitando i presenti a verificare i bilanci delle stesse. Tuttavia, ha avvertito che, con la scadenza delle riforme del PNRR nel 2026, il vero tema da affrontare sarà il futuro finanziamento delle Università.

Stabilizzazione del personale precario del CNR
Il decreto contiene una serie di misure destinate a migliorare la situazione del settore. Una delle principali novità riguarda la stabilizzazione del personale precario, in particolare dei ricercatori, tecnologi, tecnici e amministrativi del CNR. Con l’approvazione del decreto, sono state finalmente sbloccate le procedure per la stabilizzazione di questo personale, che fino ad ora aveva lavorato con contratti a tempo determinato o altre forme contrattuali flessibili. Le risorse per queste stabilizzazioni sono già previste dalla Legge di Bilancio 2025, con una crescita dei fondi destinati che arriveranno a 12,5 milioni nel 2026.

Il Piano ‘Ricerca Sud’
Altro punto cruciale è l’iniziativa “Ricerca Sud”, per cui sono stati liberati 150 milioni di euro. Questo piano è destinato a rafforzare le capacità di ricerca nelle aree meno sviluppate del Paese, con l’obiettivo di trasformare il Mezzogiorno in un polo d’eccellenza per la ricerca scientifica e tecnologica. Il progetto prevede anche la creazione di “Ecosistemi dell’innovazione” nelle regioni meridionali, promuovendo la collaborazione tra università, imprese e istituzioni locali.

Nuove risorse per gli enti di ricerca
Anche gli enti di ricerca sotto il Ministero dell’Università e della Ricerca beneficeranno di un aumento dei finanziamenti. Sono stati stanziati infatti 160 milioni di euro, da destinare a progetti di ricerca, infrastrutture scientifiche e collaborazioni nazionali e internazionali. Questi fondi sono pensati per dare nuovo slancio e sostenere in modo concreto i programmi di ricerca esistenti.

Proroga del mandato CUN
Altra misura di rilievo è la proroga del mandato del Consiglio Universitario Nazionale (CUN), che è stato esteso fino al 31 dicembre 2025. Questa decisione si è resa necessaria per consentire l’ultimazione della riforma del CUN, che al momento era in corso.

Agevolazioni fiscali per le borse di studio
Un ulteriore aspetto riguarda il trattamento fiscale delle borse di studio per attività di ricerca. Il decreto conferma che tutte le borse conferite prima del 7 giugno 2025 continueranno a beneficiare di un regime fiscale agevolato per tutta la loro durata, mentre le nuove borse di studio avranno un trattamento differente, applicabile solo a partire dal 7 giugno 2025.

L’accesso alla professione di educatore
Infine, il decreto interviene anche sul tema degli educatori nei servizi per l’infanzia, stabilendo che i laureati in Scienze dell’Educazione e in Scienze della Formazione Primaria, immatricolati entro l’anno accademico 2018/2019, potranno continuare a esercitare la professione, nonostante le modifiche normative che avevano reso alcuni dei loro titoli non più abilitanti.