Politica
Ddl Soprintendenze, il confronto sulla semplificazione
Di Giampiero Cinelli
Semplificazione delle procedure, tempi più rapidi, meno burocrazia. È questa la promessa del Ddl Soprintendenze, approvato in prima lettura dal Senato lo scorso 17 settembre. Un provvedimento che tocca da vicino il Codice dei beni culturali e che mira a snellire le autorizzazioni paesaggistiche, soprattutto per gli interventi minori e per le infrastrutture strategiche.
Un passaggio che divide: da un lato chi vede nella riforma uno strumento per accelerare la realizzazione di opere e digitalizzare il Paese; dall’altro chi teme un indebolimento della tutela del patrimonio storico e paesaggistico.
La discussione si intreccia con un’altra grande sfida, quella del PNRR: oltre 200 miliardi messi in campo per rilanciare crescita e modernizzazione, ma i cui effetti sull’economia restano oggi poco visibili.
Tra semplificazione, sviluppo e salvaguardia del nostro patrimonio, si gioca una partita decisiva per il futuro del Paese.
Del testo in esame si è parlato stamattina a Largo Chigi, il format di Urania Tv curato da The Watcher Post. In studio Anthony Barbagallo, Capogruppo Commissione Trasporti Camera (PD), ha detto: «Un provvedimento sulle soprintendenze meriterebbe la centralità del Parlamento e invece si interviene con la legge delega. Rispetto alla necessità di semplificazioni non generalizziamo. Ad esempio per la tutela boschiva si romperebbe la discrezionalità tecnica ed è una elemento da valutare attentamente, le norme le possiamo migliorare assieme con il contributo di tutti. Perché le questioni sono molte, con i concetti di intensità, entità e importanza della tutela che si intrecciano. Per intenderci, non sempre un piccolo intervento è irrilevante. Va armonizzata la libertà d’impresa con la tutela del paesaggio. Il cambio di passo si ha con personale e digitalizzazioni».
Ha replicato Gianangelo Bof (Lega), Vicepresidente Commissione Semplificazione alla Camera: «Se vogliamo riformare la prassi delle soprintendenze vanno considerati anche i pareri su cose futili. E se avvengono pareri su cose futili vuol dire che gli organici sono in surplus, non in affanno. Altro tema che andrà affrontato quello dei tempi del silenzio assenso. Spero che la legge non arrivi blindata in Parlamento. Poi, il problema dei tempi allungati con il Pnrr, che ha cambiato lo scenario delle soprintendenze. Una delle chiavi è la digitalizzazione, noi abbiamo fatto un’indagine conoscitiva, arrivando anche in Estonia per avere un termine di paragone, e abbiamo capito che in Italia c’è una produzione e fornitura pleonastica di dati. Vanno unite le banche dati, rese interoperabili, per evitare l’eccesso di documenti. E gli enti devono parlarsi».
La puntata integrale di Largo Chigi





