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Usa: Trump vanta successi economici, “eravamo un Paese morto, ora il Mondo ci invidia”
Di Giampiero Gramaglia
In un breve discorso – 18 minuti – sullo sfondo natalizio della Diplomatic Room della Casa Bianca, Donald Trump ha cercato di convincere gli americani dei successi della sua politica economica, ma – a giudicare dai titoli e dalle analisi dei maggiori media Usa – non c’è riuscito. Trump ha detto: “Un anno fa, eravamo un Paese morto. Ora, facciamo invidia al mondo”.
Il magnate presidente ha insistito di avere “ereditato un disastro” dall’Amministrazione precedente, puntando il dito contro il suo predecessore Joe Biden, e ha assicurato che “ora l’America è tornata” e sta per conoscere “un boom mai visto prima”, anche grazie ai dazi da lui imposti, che sono la sua “parola preferita” e che hanno già fruttato “18 mila miliardi di dollari di investimnenti” – un’affermazione apodittica -.
Pochi i riferimenti alla politica estera, solo un cenno sulla tregua a Gaza: “Ho risolto otto guerre. Ho risolto la guerra a Gaza, portando la pace in Medio Oriente per la prima volta da tremila anni”, ha detto senza mai nominare l’Ucraina o il Venezuela.
Due gli annunci: il ‘dividendo dei guerrieri’, una gratifica da 1.776 dollari a tutti i militari in servizjo (“Gli assegni sono già stati spediti, arriveranno per Natale”) – la cifra evoca l’anno dell’indipendenza degli Stati Uniti, che stanno per festeggiare il loro 250° anniversario – e la nomina imminente di un nuovo presidente della Federal Reserve, la banca centrale, incline a ridurre di più e più in fretta il costo del denaro – il mandato del presidente in carica, Jerome Powell, da lui stesso nominato, scade nel 2026 -.
Annunciato in fanfara, l’intervento di Trump in diretta televisiva in ‘prime time’ è parte dello sforzo in atto di convincere gli americani che l’economia va bene e che loro stanno meglio di un anno fa, mentre i sondaggi mostrano che il tasso d’approvazione del presidente è in calo, specie sul fronte dell’economia.
Il discorso di Trump è stato una sfilza d’attacchi ai democratici – quel che non va “è colpa loro” – e d’esaltazioni dei suoi “successi”, dall’immigrazione con “il confine più sicuro della storia” al calo dei prezzi “veloce”, che le rilevazioni non confermano, coi “salari che crescono più dell’inflazione”. Tutto questo “in solo 11 mesi”. “Sto sistemando le cose”, ha affermato il magnate presidente, cercando di placare i malumori crescenti di fronte al caro vita che i consumatori avvertono persistere e ad un mercato del lavoro da cui vengono segnali di debolezza.
L’indice dell’inflazione si mantiene costantemente sopra il target del 2% che è l’obiettivo della Fed, così come in Europa della Bce, e il tasso di disoccupazione è salito in novembre al 4,6%, mai così alto dal 2021, cioè dai tempi della pandemia.
“Mi batto per gli americani, e abbiamo già raggiunto grandi risultati”, ha insistito il presidente, che, nel giudizio dei media, è parso “arrabbiato e frustrato” perché la gente non apprezza i suoi successi. Trump ha invitato gli americani ad avere pazienza: il prossimo anno i risultati delle sue politiche saranno più evidenti, soprattutto sul fronte delle tasse, cioè degli sgravi fiscali. Ma alcuni effetti della sua azione sono, a suo avviso, già “evidenti”; ed è solo l’inizio.
Mentre il presidente parlava, facendo solo un cenno alla politica estera e senza affrontare i problemi con la Cina, il Dipartimento di Stato annunciava un pacchetto di vendite di armi a Taiwan per oltre 10 miliardi di dollari, inclusi missili a medio raggio, munizioni e droni, una mossa che – prevede l’Ap – “irriterà di sicuro Pechino”.





