Esteri

Perché l’Unione europea è divisa sull’adesione dell’Ucraina

02
Marzo 2022
Di Mario Mauro

In seguito alla richiesta del presidente ucraino Zelensky di adesione dell’Ucraina nell’Ue, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione su questo argomento durante la Plenaria di Martedì 1 Marzo. 

Nella risoluzione il Parlamento si impegna ad adoperarsi per concedere all’Ucraina lo status di candidato all’Unione europea, in linea con l’articolo 49 del trattato sull’Unione Europea e sulla base del merito, e nel frattempo continuare a lavorare per la sua integrazione nell’Unione.

Il presidente Zelensky è intervenuto in video collegamento durante la Plenaria e ha spiegato: «Ora combattiamo per la sopravvivenza, che è la motivazione più forte. Ma combattiamo anche per essere membri uguali d’Europa. Senza l’Ue l’Ucraina sarebbe sola: abbiamo dimostrato la nostra forza. Provateci che siete al nostro fianco, che non ci abbandonerete. Mostrateci che siete veramente europei, e la vita prevarrà sulla morte, la luce prevarrà sulle tenebre. Gloria all’Ucraina».

L’Ucraina è stata attaccata dalla Russia di Vladimir Putin giovedì (24 febbraio), in un’invasione che ha coinvolto le sue truppe aeree e di terra e l’artiglieria pesante, nella guerra più grave in Europa dalle guerre balcaniche degli anni ’90.

L’ORIGINE DELLO SCONTRO
La crisi tra Russia e Ucraina è il risultato di un contrasto che dura apertamente da quasi otto anni, cioè da quando nel 2014 dopo le proteste che si sono verificate a Kiev, gli scontri sono culminati con la cacciata dell’allora Presidente Janukovyč, che è stato prima soppiantato sul piano politico e poi estromesso dal potere in quanto molti in Ucraina sostenevano che stesse favorendo le manovre di Mosca per un assorbimento e quindi per una fine repentina dell’indipendenza ucraina.

Non si è fatta attendere molto la reazione di Mosca. Nei mesi successivi il Cremlino ha supportato la proclamazione di un referendum nella penisola di Crimea, un referendum che è avvenuto in presenza dei carri armati russi sostenendo i movimenti separatisti della regione del Donbass fino all’auto proclamazione delle repubbliche di Lugansk e Donetsk. 

La parte che oggi si identifica con la Federazione Russa è uno Stato che promana dall’Unione Sovietica nel momento in cui i cosiddetti paesi satellite si ritrovavano nell’abbraccio dell’orso russo e dipendevano direttamente dalle politiche decise a tavolino dal Cremlino: Estonia, Lettonia, Lituania, Bielorussia, Ucraina, Moldavia, Georgia e via via tutte le repubbliche euro-asiatiche ex-sovietiche che arrivano fino ai confini dell’Afghanistan e che costituivano intorno alla Russia una vera e propria cintura fatta di stati cuscinetto. L’Unione sovietica si era così protetta da un ipotetico attacco, a parti rovesciate, da parte occidentale. Questo mondo Putin lo ritiene ancora suo cioè di esclusivo interesse strategico.  

Dal conto loro Europa e USA non sono stati a guardare, l’Ucraina si trova ai confini con l’Ue e con la Nato, di cui come è noto la Russia teme un ulteriore allargamento ad est, ed è punto di passaggio cruciale per la fornitura di gas proprio dalla Russia.

Il Parlamento EU si è impegnato a far entrare l’Ucraina nell’Ue, ma cosa significa davvero?
Durante la plenaria, la Presidente della Commissione von der Leyen ha espresso parere favorevole, proponendo di attivare un meccanismo di sicurezza temporanea per garantire ai cittadini ucraini diritto a studio, assistenza medica e lavoro nei Paesi UE. 

Subito dopo l’ufficializzazione della richiesta sono arrivate le dichiarazioni di diversi altri leader europei, che si sono invece mostrati decisamente più scettici su un’immediata entrata dell’Ucraina nell’Unione e che hanno ricordato che per accogliere una richiesta del genere ci vogliono anni di dibattiti, e non si può prendere una decisione simile in pochi giorni.

Il trattato sull’Unione Europea stabilisce peraltro, all’articolo 42.7, una clausola di difesa reciproca nel caso di attacco armato a un paese membro, anche se i termini con cui è espressa sono meno perentori di quelli usati per esempio dall’articolo 5 del trattato della Nato.

La Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola durante la seduta plenaria ha dichiarato che questo deve essere il momento “Wathever it takes”. Ha accolto positivamente la richiesta da parte dell’Ucraina di Paese candidato, dichiarando che l’Ucraina troverà sempre nell’Europa un suo alleato.

Nel corso della giornata, il Parlamento ha approvato a stragrande maggioranza una risoluzione a sostegno dell’Ucraina, un totale di 637 deputati ha votato a favore della risoluzione che condanna l’aggressione russa contro l’Ucraina, con 13 deputati contrari e 26 astenuti.

Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri dell’Ue, ha dichiarato che bisogna pensare strategicamente al ruolo dell’UE e che siamo davanti alla nascita di una nuova Europa geopolitica. Borrell ha dichiarato che «l’Ucraina ha una chiara prospettiva europea», ma che l’adesione è qualcosa che richiederà, in ogni caso, molti anni e che adesso l’Unione «deve fornire una risposta per le prossime ore, non per i prossimi anni».

In ordine temporale, l’ultimo paese a entrare era stata nel 2013 la Croazia, che aveva presentato la propria richiesta dieci anni prima. Al momento ci sono inoltre altri cinque paesi a cui è stato concesso lo status di paese candidato a entrare nell’Unione, ma i cui negoziati per l’adesione sono ancora in corso: Turchia, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia e Albania.

Per aderire un paese deve rispondere ad alcuni criteri fondamentali, tra cui il rispetto dell’articolo 6, paragrafo 1 del trattato sull’Unione, secondo cui un paese può entrare nell’Unione Europea solo se garantisce al suo interno il rispetto della libertà, della democrazia, dei diritti dell’uomo, delle libertà fondamentali e dello stato di diritto. Ci sono poi alcuni criteri economici da rispettare, tra cui la presenza di un’economia di mercato libera e concorrenziale.

«Per l’Europa questo è il momento della verità. Noi siamo uniti e restiamo uniti», ha detto von der Leyen durante il suo intervento. «Questo non riguarda soltanto l’Ucraina: come risponderemo noi oggi all’invasione russa determinerà il nostro futuro. Dobbiamo dimostrare il potere della nostra democrazia, della nostra popolazione che lotta per la libertà». La presidente ha poi detto: «L’Europa e l’Ucraina sono già vicine come mai prima d’ora. Discuteremo dei passi successivi».

Certo, ora  sembra difficile trovare un accordo. Ma un aiuto può venire dall’affiorare, anche timido, del dissenso. Dissenso per il quale il dibattito europeo può costituire un riferimento. Abbiamo visto tutti il video del direttore dei servizi segreti russi, che voleva dire una cosa ma che è stato costretto da Putin a dirne un’altra. Non è indifferente il coraggio di tanti russi che sono scesi in piazza contro la guerra e ammiro il diplomatico russo che all’assemblea sul clima ha preso la parola e ha chiesto scusa agli ucraini. La storia è raccontata dai potenti, però spesso la scrivono gli umili.

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