La festa della Repubblica suggella ogni anno la scelta degli italiani, attraverso il referendum popolare indetto per decidere la forma istituzionale dello Stato, di imboccare la strada della Repubblica, rispetto alla opzione della Monarchia. La vittoria repubblicana non fu affatto facile ma consentì di aprire una stagione democratica nella quale la Costituzione e le istituzioni elette da tutti noi hanno garantito il bene imprescindibile della libertà. Repubblica e Costituzione in particolare la prima parte di quest’ultima ( i valori) sono inscindibili e indicano le grandi sfide da affrontare. Innanzitutto quella della Unità.
La Repubblica è unica e indivisibile e qualsiasi forma di decentramento non deve intaccare questo principio o compromettere i diritti essenziali che ogni cittadino deve godere in ogni regione del paese. Il progetto di autonomia differenziata esponeva al rischio di intaccare tale principio e approfondire il divario tra nord sud Italia ed è stato profondamente ridimensionato dalla Corte Costituzionale.
Insieme all’unità, la Costituzione sancisce il valore fondamentale della Pace e della Dignità. Il rispetto di tali principi significa adoperarsi per spegnere i conflitti in atto con le armi della diplomazia; dall’invasione dell’Ucraina al conflitto in Medioriente alla guerra tra Sudan e sud Sudan al pericolo di di conflitto tra India e Pakistan, ovunque c’è bisogno di una forte iniziativa politica dell’Italia e dell’Unione Europea per costruire la pace. Inverare il principio della dignità significa affrontare e risolvere le troppe situazioni in cui il diritto al lavoro adeguatamente remunerato e sicuro, il diritto a condizioni ambientali civili e sociali dignitose,il diritto alla istruzione e alla cultura sono mortificati e negati.
Oggi il valore della dignità non può non portarci a guardare anche oltre i nostri confini lì dove si vive il dramma di emergenze umanitarie come accade nella Striscia di Gaza. Scegliendo la Repubblica gli italiani optarono per i sistemi di democrazia liberale. Dobbiamo essere onesti nel riconoscere che nel corso di questi decenni tali sistemi hanno presentato criticità, in termini di appesantimento burocratico, lentezza, in alcuni casi lontananza dei cittadini o episodi di scarsa moralità da parte di alcuni dei loro rappresentanti. Queste rughe vanno rimosse. E in Italia al più presto va restituito il diritto ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti nel parlamento senza liste bloccate. Ma non mischiamo grano e gramigna. Mille volte meglio le democrazie acciaccate da curare, rispetto ai regimi dispotici, monocratici e autoritari che si moltiplicano nel mondo.
Infine, la Repubblica italiana ha concorso in modo determinante con lealtà e passione alla costruzione europea. Anche su questo terreno ci sono successi bellissimi e delusioni cocenti. Ma la strada maestra non può essere abbandonata. Un’Unione Europea dotata di politica estera, di politica di difesa e di politica fiscale serve ai cittadini rispetto alle dinamiche globali che stiamo vivendo con grande preoccupazione.
