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I giudici non sconfinino

30
Giugno 2025
Di Daniele Capezzone

No, non fermatevi all’oggetto apparente della contesa, e cioè il tema dello ius soli. Prescindete, anzi, dalla vostra opinione sul merito della questione. 

Il punto è invece totalmente di metodo: la scorsa settimana, la Corte Suprema Usa ha deciso di circoscrivere nettamente – e saggiamente – la possibilità dei giudici a qualsiasi livello di entrare a gamba tesa nella sfera delle decisioni politiche. Affermando un principio generale di non sindacabilità (o di più vasta insindacabilità) dei contenuti di un executive order presidenziale. 

Prevengo un’obiezione: ma vincere un’elezione non significa “prendere tutto”, deve pur esserci un vaglio giurisdizionale della correttezza delle azioni di un vincitore. Certo che sì, obiezione accolta: anche questo appartiene alla fisiologia della separazione dei poteri. Cos’è invece che suona inaccettabile? La pretesa di vincere in tribunale le partite politiche perse nelle urne. 

Ecco dunque il punto. Chiunque – legittimamente – voglia azzoppare Trump deve aspettare novembre 2026, quando sono calendarizzate le elezioni parlamentari cosiddette di mid-term: lì scopriremo se Trump manterrà la maggioranza parlamentare o se, com’è successo a numerosi presidenti nella seconda metà del loro mandato, sarà ridotto alla condizione di “anatra zoppa”. Ma quella decisione spetta agli elettori, non alle toghe. In America il concetto – dall’altra settimana – è più chiaro; in Italia purtroppo ancora no.