Politica

Berlusconi leader italiano più noto nel mondo, nel bene o nel male

12
Giugno 2023
Di Giampiero Gramaglia

La discesa in campo e l’ascesa al potere, in pochi mesi, tra il 1993 e il 1994, di Silvio Berlusconi furono la prima volta in cui gli interlocutori internazionali dell’Italia ebbero la sensazione che qualcosa potesse cambiare nel nostro paese; che la seconda Repubblica di cui allora si parlava potesse coincidere con un rinnovamento e ammodernamento dello stato in senso liberista, verso maggiore efficienza e minore clientelismo.

Per molti non fu così: trent’anni di presenza di Berlusconi al cuore, e talora al vertice, della politica italiana sono stati progressivamente intrisi di scelte, episodi, aneddoti che hanno talvolta contraddetto quelle attese (a ben vedere, mai giustificate dal passato del personaggio, dalle sue posizioni, dalle sue alleanze).

Man mano che le scelte e i criteri di gestione del potere della Seconda Repubblica (o della Terza, per chi ci crede) si rivelavano sempre più simili a quelli della Prima Repubblica, però praticate da leader con meno senso dello Stato, la figura di Berlusconi rischiava di divenire all’estero un vulnus alla credibilità dell’Italia.

La sua uscita di scena nel 2011, che poteva apparire definitiva, ha aperto una stagione in cui Ue e Usa si sono più volte illuse – o preoccupate – che qualcosa in Italia stesse per cambiare.

A parte le parentesi di guide tecniche assennate e competenti, Mario Monti prima, Mario Draghi poi, ma azzoppate dal sostegno sleale di coalizioni caravanserraglio, le stagioni di Matteo Renzi, dell’ondata grillina, della ‘Super-Lega’ 2019 sono state fiammate senza sostanza; col risultato che l’attuale fase “a tutta Giorgia” è seguita più con diffidenza che con fiducia, anche se di questi tempi l’atlantismo ‘blindato’, di cui Berlusconi era un alfiere, è materia pregiata e fa chiudere un occhio sull’incerto europeismo a materie alterne.

La capacità di persistere nell’attualità, tra successi e smacchi, ha molto contribuito alla popolarità nel senso di riconoscibilità del personaggio Berlusconi, che si manteneva e si rafforzava.

Le corna alla foto ricordo di una riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue, quando da premier esercitava l’interim del ruolo; il gioco del cucù su una piazza di Trieste alle spese di una incredula e sconcertata Angela Merkel, cui sarebbero poi toccati epiteti inqualificabili; le barzellette e l’improbabile inglese del primo incontro con George W. Bush a Camp David.

In Europa, negli Usa, tutti si scandalizzavano, ma in fondo ne sorridevano: fin quando non toccasse loro. Ma il segno di Berlusconi all’estero lo si può leggere anche in una figura come Donald Trump, che ha fatto il suo stesso percorso da imprenditore a leader politico, con meno senso dello Stato e con maggiore inclinazione alla menzogna.

E il fatto che, negli ultimi tempi, in coincidenza con l’attuale governo, Berlusconi e il suo partito figurassero come garanzia di ancoraggio europeo mostra più i limiti dell’europeismo opportunistico delle altre forze della coalizione di destra al potere che la solidità di Forza Italia, la cui friabilità rischia di essere evidente nelle prossime ore.

Con tutti i suoi limiti, con tutti i suoi difetti, Berlusconi è stato e forse era ancora l’italiano più mondialmente noto. Sul mio smartphone, la notizia della sua morte è arrivata in rapida successione e con parole analoghe da tutti i maggiori media internazionali, nell’arco di pochi muniti. Politico.eu: “Silvio Berlusconi è morto all’età di 86 anni… Il folcloristico ex premier italiano è deceduto dopo essere stato ricoverato in un ospedale di Milano…”.

AP: “L’ex premier italiano e magnate dei media Silvio Berlusconi è morto… Il superbo miliardario che è stato il premier italiano più a lungo al potere nonostante gli scandali delle feste a base di sesso e le accuse di corruzione, era stato ricoverato in ospedale venerdì per la seconda volta in pochi mesi per una leucemia cronica”.

New York Times: “E’ stato il premier italiano più polarizzante e più perseguito in giustizia…”. Washington Post: “Ha dominato e diviso il Paese per decenni, con un mix di spietata applicazione di potere politico e finanziario, charme da showman e retorica magniloquenza, Berlusconi ha monopolizzato i media e catturato l’immaginazione di amici e avversari per oltre tre decenni. L’ossessione per la salvaguardia di se stesso, contro nemici reali, immaginari e costruiti, spesso prevalse sugli affari di Stato e, sotto la sua distratta vigilanza, l’Italia scivolò nel malessere sociale e nel disastro economico”.

Fra le eredità che Berlusconi lascia, c’è anche quella di una informazione più polarizzata e complessivamente meno attenta alla verità, più preoccupata di non irritare il potere che di nutrire l’opinione pubblica. Lo dimostra anche la gestione dell’informazione nelle ultime 48ore, quando l’ennesimo ricovero al San Raffaele degli ultimi tempi è stato contrabbandato come di routine e programmato, nonostante l’indicazione fosse palesemente contraddittoria con l’annullamento d’impegni confermati fino al giorno prima. Rispetto umano? Speriamo sia quello: avremo imparato la lezione dell’agonia in diretta televisiva ‘minuto per minuto’ di Giovanni Paolo II.