Lavoro
Contratti PA 2025-2027 e social media e digital manager: a che punto siamo
Di Virginia Caimmi
Nei contratti della Pubblica Amministrazione per il triennio 2025-2027 fanno il loro ingresso i social media e digital manager. Si tratta di una novità introdotta con la recente legge 69/2025 che riflette l’evoluzione delle esigenze comunicative e organizzative del settore pubblico, chiamato a confrontarsi con cittadini sempre più abituati a interagire attraverso canali digitali. L’inserimento formale di queste professionalità segna un passaggio importante perché definisce un quadro di riconoscimento chiaro e condiviso. I compiti e le responsabilità di queste figure indicano che la direzione è ormai tracciata: integrare competenze che finora erano presenti in modo sporadico o affidate a personale interno senza una specifica qualifica. Alcune amministrazioni locali hanno già avviato sperimentazioni dedicate alla comunicazione online; l’estensione a livello nazionale permetterà di consolidare queste esperienze e metterle a sistema.
Ma veniamo al contesto. Secondo ISTAT, nel 2024 l’86,2% delle famiglie dispone di accesso a Internet; la quota sale al 93,4% tra quelle con almeno un componente di 16-74 anni, mentre scende al 60,6% nelle famiglie composte esclusivamente da over-65: segnali di ampia diffusione, ma anche di disparità generazionale che incidono sulla fruizione dei servizi digitali pubblici. Sul lato dell’offerta e degli investimenti, AgID rileva che la spesa ICT della PA – stimata in circa 3,8 miliardi nel 2022 – è attesa oltre i 5 miliardi tra 2024 e 2025, con una quota crescente indirizzata all’innovazione: un quadro coerente con la necessità di rafforzamento di competenze e funzioni digitali negli enti pubblici.
Il confronto europeo colloca l’Italia lungo una traiettoria comune, ma con spazi di miglioramento. Eurostat registra che nel 2024 il 70% dei cittadini UE (16-74 anni) ha usato, nei 12 mesi precedenti, un sito o un’app di un’autorità pubblica; i Paesi nordici toccano picchi tra il 95% e il 99%, a conferma di quanto l’uso dei servizi digitali dipenda da maturità organizzativa, design dei servizi e abitudini d’uso. Sul fronte delle politiche pubbliche digitali, l’OCSE colloca l’Italia poco sotto la media nel Digital Government Index (rilevazione 2022): punteggio complessivo 0,58 contro 0,61 dell’insieme OCSE, con il punto di forza nella dimensione “Digital by Design”. Dati che confermano l’urgenza di una messa a terra di una strategia che richiede consolidamento di competenze e governance.
In questo quadro si inserisce la figura del social media e digital manager che facilita un percorso che può migliorare qualità e accessibilità della comunicazione pubblica, progettazione dei servizi digitali e capacità di ascolto dei cittadini; risultati che altri Paesi hanno costruito nel tempo attraverso strutture e linee guida centrali, team specialistici e uso misurato dei dati. L’Italia, muovendosi, in questo contesto, in coerenza con le tendenze europee e con una domanda digitale già ampia ma diseguale, può rafforzare trasparenza, partecipazione e fiducia nel servizio pubblico, mettendo a valore investimenti tecnologici e nuove professionalità. Non resta che attendere una rapidissima attuazione.





