Innovazione

Stati Generali Quantum, serve un Polo nazionale tecnologie quantistiche

18
Dicembre 2025
Di Giuliana Mastri

Gli Stati generali del Quantum hanno portato a Roma istituzioni, ricerca e industria per misurare lo stato di avanzamento della Strategia nazionale sulle tecnologie quantistiche e, soprattutto, per chiarire che cosa significa davvero questa partita in termini di sicurezza, innovazione e competitività. L’iniziativa, promossa dal Dipartimento per la Trasformazione digitale della presidenza del Consiglio, ha insistito su un’idea chiave: il quantum non è un “settore” fra gli altri, ma un’infrastruttura trasversale destinata a incidere su più filiere del Paese. Nel confronto moderato da Flavia Giacobbe (Formiche e Airpress) è emerso un filo comune: evitare dispersioni, coordinare investimenti e capacità, costruire una massa critica. Da qui l’appello, ricorrente, alla creazione di un Polo nazionale per le tecnologie quantistiche.

Il messaggio più netto sul profilo strategico lo ha affidato il ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha collocato il quantum fuori dall’alveo della “ricerca d’élite” e dentro la dimensione concreta della sicurezza nazionale. Per Crosetto è già oggi «una leva specifica di sicurezza nazionale» perché incide «sulla protezione delle informazioni, sulla resilienza delle infrastrutture critiche, sulla capacità di deterrenza e, in ultima analisi, sulla sovranità tecnologica di una nazione». La corsa globale, ha argomentato, cambia regole e gerarchie: «Quando un attore acquisisce capacità quantistiche mature, non solo cambia il mondo in cui protegge i propri sistemi e il modo in cui può mettere a rischio quelli altrui, ma anche il proprio vantaggio competitivo in tutti i settori a più alto contenuto tecnologico». In questa cornice, il rischio post-quantum e la vulnerabilità degli attuali sistemi crittografici diventano un fattore di urgenza politica e industriale.

Crosetto ha indicato quattro aree destinate a produrre effetti immediati: calcolo, sensing, simulazione e comunicazione. Il computing quantistico, nella sua lettura, apre una forma nuova di superiorità computazionale, mentre il sensing promette capacità di misurazione e rilevamento prima irraggiungibili. Da qui il rilancio dell’idea di un’infrastruttura unificante: un Polo Nazionale Quantistico capace di tenere insieme ricerca, industria e istituzioni. «Siamo troppo piccoli per permetterci compartimenti stagni e troppo piccoli per non mettere in sinergia tutte le nostre risorse», ha sintetizzato.

Il modello evocato è quello della Darpa statunitense, la struttura del Dipartimento della Difesa in cui le tecnologie vengono concepite, testate e prototipate con rapidità, accorciando la distanza tra laboratorio e applicazione. In quella logica, il Polo dovrebbe servire a evitare frammentazioni e a trasformare conoscenza e tecnologia in capacità operative: «Questo dovrebbe essere il ruolo di un Polo Nazionale Quantum: evitare dispersioni e trasformare conoscenza e tecnologia in sicurezza concreta».

Il tema della regia pubblica è tornato con forza anche negli interventi di Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica e organizzatore degli Stati generali. Butti ha rivendicato che «il Quantum non è più una semplice promessa scientifica né una nicchia, ma una leva strategica che determinerà velocemente la competitività economica, la sicurezza nazionale e la capacità di innovazione dei singoli Paesi». La parola chiave è trasversalità: «Il quantum non è un settore verticale ma un’infrastruttura che tocca ambiti nevralgici come la difesa, la sanità e l’industria». Da qui il compito dello Stato, non come sostituto della ricerca, ma come architetto delle condizioni: «Non intendiamo sostituirci al mondo della ricerca o all’università, ma preparare le condizioni e le opportunità affinché lo sviluppo di questa tecnologia in Italia sia celere e coordinato».

Sul fronte universitario e scientifico, la ministra Anna Maria Bernini ha legato la sfida quantistica a un doppio obiettivo: valorizzare un patrimonio storico-scientifico italiano riconosciuto a livello internazionale e trasformarlo in leva competitiva. «Il quantum nasce dalla grande storia scientifica dell’Italia», ha ricordato, sostenendo che in questo ambito il Paese dispone di radici più solide rispetto ad altri dossier tecnologici emersi di recente. Bernini ha insistito anche sul rapporto tra persone e strumenti, definendo capitale umano e capitale tecnologico «due gemelli inscindibili che devono sempre stare molto vicini». In questa prospettiva si collocano gli investimenti in infrastrutture di supercalcolo e tecnologie quantistiche, richiamati anche attraverso progetti come Partenope e Colossus, in un ecosistema che, secondo la ministra, deve crescere in modo orizzontale e in dialogo con l’intelligenza artificiale.

Il punto, però, non è solo finanziare singole eccellenze: è costruire un ecosistema capace di reggere la competizione internazionale. Bernini ha richiamato la necessità di evitare approcci frammentati e di lavorare in modo interdisciplinare, favorendo la contaminazione tra competenze molto diverse, dalla fisica al diritto, dall’ingegneria all’etica. In questo contesto torna anche il tema della sicurezza delle comunicazioni e dei dati, con un’idea che attraversa tutto il dibattito: non c’è avanzamento scientifico che possa prescindere dalla protezione delle infrastrutture e delle informazioni sensibili.

La dimensione esterna, infine, è stata ribadita nel messaggio del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha definito gli Stati generali «un appuntamento molto importante che testimonia la visione strategica del Governo rispetto a un tema cruciale per il futuro tecnologico, per la sicurezza e la crescita del nostro Paese». Tajani ha inoltre annunciato l’avvio, alla Farnesina, di una nuova direzione generale dedicata alle questioni cibernetiche, all’informatica e all’innovazione tecnologica, con l’obiettivo di «essere al passo con le esigenze dell’era digitale».