Innovazione

Smart City, tutti i cavi portano a Roma

04
Giugno 2025
Di Giampiero Cinelli

Roma è entrata per la prima volta nella top 5 delle smart city italiane, secondo l’EY Smart City Index 2025, guadagnando 7 posizioni in tre anni. Un salto che racconta un cambiamento: più innovazione, più servizi digitali, più attenzione alla sostenibilità.

Dietro questi numeri si muove una rete di infrastrutture strategiche: dai cavi sottomarini, che trasportano oltre il 98% del traffico Internet globale, fino ai grandi snodi digitali che, proprio da Roma, gestiscono ogni giorno volumi crescenti di dati. Il Mediterraneo si conferma così crocevia digitale e geopolitico, con la Capitale sempre più al centro di questo equilibrio.

In questo contesto, la sfida non è solo connettersi, ma governare il digitale: dalla gestione dei dati dei cittadini alla sovranità tecnologica. Perché in un mondo sempre più interconnesso, la vera domanda è: chi controlla la rete, controlla il futuro?

«Roma Capitale ha investito moltissimo nei cantieri digitali, sulla base di pilastri come la regia pubblica, si pensi al 5G neutrale. L’ultimo pilastro è ridurre le disuguaglianze tecnologiche formando tutte le generazioni. Auspichiamo la formazione sin dalle elementari e medie. A Roma abbiamo sviluppato l’App Julia che funziona in modo diverso da una app commerciale. Ricerca solo informazioni da siti istituzionali, ha l’accesso a banche dati pubbliche e potrà dire ad esempio quanto il cittadino deve pagare per la mensa scolastica del figlio o per l’Ama. Le Istituzioni non devono solo regolamentare ma interpretare come utilizzare l’IA in modo positivo per l’interesse dei cittadini. Una cosa positiva è ad esempio che la Linea A e B avranno a disposizione il 5G senza abbonamento. Si naviga senza pagare sulla rete pubblica», ha detto Riccardo Corbucci, Presidente Commissione Roma Capitale, Statuto e Innovazione Tecnologica, Assemblea capitolina (PD), a Largo Chigi, il format in onda su Urania Tv

A Largo Chigi anche la visione di Fabrizio Santori (Lega), vicepresidente della Commissione Roma Capitale, Statuto e Innovazione Tecnologica dell’Assemblea capitolina, secondo cui: «Vedere la crescita di Roma nel ranking di Ernst & Young è una notizia positiva, frutto anche del contributo di realtà come Ministeri e Università. Ma non è accettabile che la digitalizzazione non arrivi ancora ai cittadini, costretti ad andare fisicamente a uno sportello solo per fare una tessera dell’autobus. Lo stesso vale per l’AMA, ancora legata a sportelli fisici e moduli online». Santori ha poi fatto critiche sulla trasparenza: «I fondi comunali sono stati trasferiti a una fondazione che ha affidato direttamente il servizio a una società privata. Se la tecnologia dev’essere leva per migliorare Roma, bisogna aprire alla concorrenza e premiare le competenze».
Il Vice Presidente ha richiamato inoltre il tema della sovranità digitale, centrale nel programma della Lega: «L’Italia deve controllare le proprie infrastrutture tecnologiche. In Europa si lavora a un regolamento e la politica italiana deve prestare massima attenzione. Serve un’azione strategica per rendere il Paese autonomo. Questa è la vera sovranità tecnologica. La transizione digitale non è una passeggiata: è complessa, ma urgente. Senza un cambio di passo, il Giubileo rischia di diventare un’occasione persa».

Per parlare di internet va tenuta a mente la complessa infrastruttura che permette a una miriade di informazioni immateriali di esistere. Ad esempio i data center, oggi sempre più strategici non solo a Milano ma anche a Roma. «Come Namex rappresentiamo un pezzo dell’infrastruttura web. Interconnettiamo le reti degli operatori big tech e nazionali, lavorando anche con centinaia di piccoli operatori italiani. Roma in questo è antesignana. 30 anni fa siamo partiti e nella capitale c’erano 4 provider locali, oggi ci sono 260 internet provider. Lavoriamo per mantenere l’infrastruttura efficiente avvicinando il contenuto agli utenti finali. Abbiamo aperto punti anche nel sud Italia. Roma è importante perché raccoglie le grandi Telco nazionali servendo i grandi content provider che hanno i contenuti e vogliono data center neutrali, uno dei quali si trova vicino la Stazione Termini», ha detto a Largo Chigi Maurizio Goretti, Ceo del Consorzio Namex.

«Man mano che aumentano i contenuti c’è bisogno di replicare i data center in vari punti ha continuato Goretti . Che siano quindi neutrali (cioè usati da più soggetti); ciò è fondamentale per sviluppare la geografia internet italiana e l’Italia è partita tardi”. Lo ha detto Maurizio Goretti, Ceo del Consorzio Namex, a Largo Chigi, il format in onda su Urania Tv, il quale ha aggiunto: “L’11 giugno c’è l’evento Nam 2025 al Gazometro, parleremo del potere della rete. Si tratta di discutere dove siamo arrivati sulla pervasività di internet nella nostra società. Intermet nasce con la controcultura americana, sull’idea di una piattaforma non controllata e decentralizzata. Questo concetto deve rimanere, pur sapendo che internet può influenzare la massa. Possiamo appunto parlare del 6° potere? C’è appunto il tema della sovranità tecnologica: l’Italia è indipendente sull’intelligenza artificiale? Secondo me lo è ma la politica deve saper gestire in ottica di indipendenza, cercando soluzioni non al di fuori ma dentro il nostro spazio. Quindi la questione della sovranità prettamente digitale. Il Gdpr dev’essere applicato sempre per quanto riguarda i nostri dati. Chiediamo alla politica di essere veloce per governare processi molto repentini. Le infrastrutture dei punti di interscambio sono cresciute senza che la politica se ne interessasse più di tanto e oggi veniamo regolamentati. Giusto esserlo ma non senza prima aver compreso cos’è internet, che non funziona come la televisione».

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