Innovazione

Dal metallo al pensiero: viaggio nel futuro invisibile del denaro

07
Novembre 2025
Di Jacopo Bernardini

(Articolo pubblicato su L’Economista, inserto de Il Riformista)
Un giorno, forse, non tireremo più fuori il portafoglio. Non sbloccheremo smartphone, né inseriremo codici. Basterà un pensiero, un impulso appena percettibile, e l’acquisto sarà compiuto.
Non è fantascienza, ma la traiettoria di un’evoluzione che da secoli spinge la moneta a diventare sempre più immateriale: dal metallo al bit, dall’oro alla fiducia, dalla mano alla mente.

Per millenni il valore ha avuto un peso. Le monete d’oro e d’argento rimbalzavano nelle mani dei mercanti come prova tangibile di ricchezza. Con la diffusione del gold standard, a partire dall’Ottocento, una banconota rappresentava un preciso quantitativo di oro custodito in qualche caveau: un legame fisico tra carta e realtà. Poi, nell’agosto del 1971, Richard Nixon tagliò quel filo: nacque la moneta fiat, il denaro “per decreto”, che vale solo perché decidiamo di crederci. Da allora, la fiducia collettiva è diventata la vera infrastruttura del sistema economico.

Quella fiducia si è poi trasferita nei circuiti elettronici: home banking, PayPal, wallet digitali, criptovalute, blockchain. Ogni passaggio ha sottratto materia e aggiunto astrazione, fino a rendere il denaro un flusso di dati, registri distribuiti, codici di accesso.

E adesso la prossima frontiera sembra essere la mente.

È stato questo il tema del panel “Faremo pagamenti col pensiero?”, al Salone dei Pagamenti di Milano, guidato dal tech influencer Otto Climan.

Al centro, una domanda che affascina tanto quanto incuriosisce: se oggi basta uno sguardo per sbloccare un telefono, cosa ci impedirà di pagare con un pensiero?
L’orizzonte è quello dei pagamenti biometrici e, in prospettiva, neuronali: sistemi capaci di riconoscere non solo il volto o l’iride, ma anche i segnali elettrici del cervello.

Già oggi, progetti come Worldcoin di Sam Altman – che utilizza la scansione dell’iride per autenticare l’utente come “essere umano” – prefigurano un mondo in cui l’identità personale diventa la chiave universale di accesso al sistema economico. Il corpo, e domani forse la mente, come strumenti di riconoscimento e di scambio.

Il denaro, d’altronde, già non è più soltanto quello che passa di mano o di chip. Con la digitalizzazione delle transazioni, il valore si è spostato dal possesso alla presenza, dalla proprietà alla partecipazione.
Nel mondo connesso, ogni interazione genera un dato, e ogni dato può diventare valore. È l’economia dell’attenzione: ciò che le piattaforme digitali raccolgono e trasformano in risorsa, attraverso pubblicità, profilazioni e servizi sempre più personalizzati.

Non paghiamo più solo con la carta o con il telefono, ma con il tempo che trascorriamo online, con i nostri gesti, con le nostre scelte.

In questo senso, l’attenzione è diventata una nuova moneta: invisibile, ma concreta. Una valuta che misura non ciò che possediamo, ma ciò che offriamo – tempo, curiosità, partecipazione – all’interno di un sistema dove il valore nasce dall’interazione continua.

La diffusione di reti digitali sempre più veloci e capillari rende tutto questo possibile. Le infrastrutture di connettività – fibre ottiche, 5G, sensori – sono l’ossatura silenziosa che sostiene un’economia ormai quasi istantanea.

Il pagamento tende a diventare sempre più discreto: entri in un negozio, vieni riconosciuto, paghi senza accorgertene. È già realtà in alcune catene di supermercati o aeroporti del Nord Europa, dove l’autenticazione biometrica sostituisce la carta o il telefono.

La sfida, spiegano gli esperti, sarà trovare il giusto equilibrio tra comodità e consapevolezza: mantenere la rapidità e la sicurezza delle nuove tecnologie senza perdere il controllo sul gesto stesso del pagare.

Nel mondo del futuro, la vera moneta non sarà più soltanto economica, ma relazionale e cognitiva: fiducia, tempo, attenzione, riconoscimento.

Pagare diventerà sempre più naturale, quasi trasparente. Ma dietro ogni transazione resterà un elemento immutabile: la fiducia tra persone, istituzioni e tecnologie che rende possibile ogni scambio.