Economia

Turismo e agriturismo: i nuovi bisogni del settore

09
Dicembre 2020
Di Flavia Iannilli

La regolamentazione regionale degli agriturismi è paradigmatica delle disparità che l’emergenza Covid sta creando al settore turistico e agroalimentare e della crisi che stanno vivendo questi settori. E’ solo uno dei temi affrontati dall’audizione in Senato presso la Commissione industria che ha discusso i sistemi di sostegno e promozione dei servizi turistici e le filiere produttive associate alla valorizzazione del territorio. All’audizione hanno partecipato i rappresentanti di Cia – Agricoltori italiani, Coldiretti, Confagricoltura e ASSO.N.A.T. (Associazione Nazionale Approdi e porti Turistici).

L’importanza della connessione tra agriturismo e agricolture è quanto viene messo in luce da Massimo Fiorio, responsabile affari istituzionali Cia Agricoltori, dato che l’Italia è a oggi ancora al terzo posto in Europa per presenze turistiche dietro Spagna e Francia. C’è bisogno di attrezzarsi per andare incontro al meglio alle sensibilità e alle richieste dei consumatori. Come è necessario riconoscere una perdita non equa a livello settoriale e territoriale, visto che il territorio è disciplinato da disposizioni regionali diverse. Inoltre gli agriturismi hanno un ruolo importante all’interno del quadro Ho.Re.Ca. ma c’è stata una difficoltà, con il Dl Ristori, a far promulgare il decreto anche su questo comparto del settore durato un mese in più, perché si è dovuto chiarire che le misure erano in riferimento anche agli agriturismi. Del tempo in cui è stato necessario fare delle attività di pressing sulla possibilità di conteggiare gli acquisti interni alle aziende. Quindi la proposta di Cia Agricoltori è quella di mantenere un sostegno per gli agriturismi perché i fondi che erano stati spalmati nel 2020 sono stati ridotti e questo va a discapito del turismo di mare, montagna e delle città d’arte. Bisogna essere coscienti del fatto che l’elemento agriturismo è determinante per l’apporto che dà al Pil turistico del Paese e così facendo si rischia di comprometterlo.

La richiesta che arriva da Coldiretti è quella di snellire le procedure e tempestività nell’erogazione dei fondi, due elementi necessari per il rilancio del sistema dell’Italia. Secondo Scaramuzza, Presidente di Coldiretti, è importante dare una qualificazione dei servizi turistici mantenendo il Made in Italy sulle nostre tavole che è uno dei nostri punti forti. Inoltre bisogna avere una sinergia più forte a livello regionale soprattutto nella prospettiva di far ripartire il turismo interno sempre nella sicurezza delle norme sanitarie. La proposta in questa direzione è quella di preparare un Bonus vacanze con una formula più semplice e che sia di facile fruizione in particolar modo per le aziende oltre che volta ai consumatori. E affiancato a questo potrebbe essere visto un Bonus ristorazione per incentivare l’acquisto di prodotti agricoli esteso a tutto il 2021. Infine Scaramuzza si pone disponibile ad un percorso di tutela e sostenibilità ambientale poiché strettamente legate al turismo del domani, ma per questo è anche necessario un quadro normativo omologato per avere una visione totale per un turismo sostenibile.  

Il Dottor Lenucci, responsabile dell’Area Economica presso Confagricoltura, condivide delle considerazioni con le quali si trova d’accordo anche Agriturist. Le conseguenze negative dovute alla pandemia hanno colpito duramente il settore agroturistico e con questo anche tutto ciò che gli orbita attorno: attività di ristorazione, degustazioni, attività ludico-sportive e sociali. Si tratta di 25mila imprese, aumentate del 4%, che trovano collocazione in regioni specifiche; infatti la maggiore concentrazione si trova in aree collinari e montane il che le riconosce come un presidio territoriale, in modo particolare in Toscana e Trentino Alto Adige. Sulla base dei dati il 60% del flusso turistico è formato da ospiti stranieri e questi sono numeri importanti per le strategie da affrontare visto che il settore ha una produzione pari a 1,5 miliardi annui e la pandemia ha colpito non solo il comparto, ma anche tutto ciò che riguarda la ricettività e la domanda dei prodotti agroalimentari; un calo dovuto anche alle chiusure, specialmente quelle dei periodi festivi durante i quali le aziende registrano un introito maggiore. Il settore apprezza di aver beneficiato del fondo perduto, dell’esonero contributivo, del tax credit e del fondo per la filiera che finanzia le imprese per acquistare prodotti agricoli del territorio, ma rimangono misure non sufficienti, senza calcolare il danno che deriverà dalle limitazioni natalizie. Inoltre c’è il problema di disparità tra gli agriturismi in piccoli comuni e quelli in comuni più popolati che godono di una domanda potenziale più estesa. E’ necessaria una strategia complessiva per il rilancio della filiera turistica e della ricettività nazionale, integrata alla valorizzazione del ruolo del turismo rurale per lo sviluppo delle aree interne e quindi della multifunzionalità agricola, elementi di cui deve essere tenuto conto nella strategia del turismo complessivo. Senza tralasciare le attività oleicole e vitivinicole che promuovono territorio, prodotto e aziende.  Infine bisogna investire delle risorse del fondo turismo per una specifica politica promozionale in Italia e fuori per incrementare i flussi e connetterle alle filiere di cultura. Facendo riferimento soprattutto alle dimore storiche che sono un collegamento importante, perché dalla collaborazione di Confagricoltura con l’Associazione Dimore Storiche Italiane è emerso che offrono un presidio e una fonte inestimabile per il settore turismo e per le attività che crescono attorno, per questo è importante che facciano parte di questa strategia.

I punti di ormeggio senza un titolo concessorio è il nervo scoperto per Luciano Serra, Presidente ASSO.N.A.T., perché i danni subiti non posso essere ammortizzati dalle banche se il concessionario non ha una concessione valida. Quindi ritiene importante una riforma delle concessioni demaniali, inoltre, sotto lockdown il codice Ateco gli ha permesso di rimanere aperti, ma i costi sostenuti per permettere alla polizia e alle attività di pesca di poter svolgere il ruolo istituzionale gli uni e di portare avanti il settore alimentare gli altri, non ha permesso di usufruire della cassa integrazione. Stessa problematica viene sollevata per Imu e canoni di locazione, non hanno potuto godere dell’esenzione essendo un’attività annuale obbligata a rimanere aperta, ma sarà necessario un abbattimento per realizzare una ripresa. Le richieste arrivano da una parte del turismo che stima un fatturato di 2 miliardi, che vorrebbe semplicemente essere affiancato da Governo e Parlamento in modo da mantenere un rapporto istituzionale corretto. Per permettere che ciò possa avverarsi bisogna mettere in campo un fondo perduto al quale possano avere accesso le strutture portuali, visto che tante categorie ne hanno potuto beneficiare eccetto loro.

Photo Credits: Castello Vicchiomaggio