Trasporti

Porti, il governo lavora alla riforma del sistema

22
Febbraio 2024
Di Giampiero Cinelli

L’Italia e il mare. Un connubio indissolubile, un tratto identitario, che indica la strada e il destino del Paese. Una consapevolezza che oggi alla Camera si è voluto riaffermare, prendendo spunto dalla ricorrenza del trentennio della riforma del sistema portuale. Nella sala dei gruppi parlamentari si è svolto il convegno intitolato “1994-2024: 30 anni insieme nei porti”, occasione anche per introdurre le prospettive di una ulteriore modifica della disciplina che sarà concretizzata dall’attuale governo.

La centralità del Mediterraneo
Oggi il 90% delle merci e dei prodotti finiti viaggia per mare e il Mediterraneo, nonostante rappresenti una percentuale esigua delle acque mondiali, è ancora centrale nel commercio internazionale, senza discostarsi troppo dall’importanza che aveva nella storia antica. Uno dei motivi in più per pensare oggi a una nuova riforma capace di vedere i porti come dimensione legata non solo a operazioni necessarie pratiche, ma anche ai rapporti internazionali e alle politiche ambientali, utilizzando le navi come basi di impianti eolici e alimentate elettricamente.

Lo sprone di Fontana
Temi sottolineati anche dal Presidente della Camera Lorenzo Fontana in apertura del convegno: «Il trasporto marittimo attrae una quota variabile tra l’80 e il 90% dell’intero commercio mondiale, in termini di volume, e del 70% in termini di valore. La portualità nel nostro Paese ha sempre assunto un ruolo di rilevanza a livello geopolitico ed economico. I traffici commerciali marittimi sono importanti per il nostro sviluppo e i porti sono un punto di connessione tra punti strategici via terra e via mare. In Italia si è passati da 24 autorità portuali a 16, per una maggiore efficienza del sistemi».

La visione del viceministro Rixi
Il viceministro delle infrastrutture e dei trasporti Edoardo Rixi ha fatto notare come negli ultimi ultimi 10 anni ci sia stato un incremento quantitativo e qualitativo di investimenti sui porti italiani e oggi dopo trent’anni bisogna guardare al mondo. Per il viceministro omogeneizzando il sistema degli scali e i sistemi informatici poco integrati. L’Italia deve tutelare la sua funzionalità sia sui flussi di import sia di export e le crisi danneggiano sia il Paese che l’Ue, anche se, ha sottolineato Rixi, una crisi a Suez come quella odierna del Mar Rosso, trent’anni fa avrebbe bloccato tutto, oggi invece c’è più resilienza grazie a un numero adeguato di navi che possono allungare la rotta. Ciò non vuol dire che la situazione attuale possa essere tollerata, viste le speculazioni che gli armatori stanno mettendo in atto.

L’Italia non deve temere nessuno
Rixi è deciso a favorire ancor più gli investimenti privati e pubblici, che possono migliorare le catene di approvvigionamento, riflettendo positivamente sul fatto che negli ultimi anni le rotte mediterranee sono state in parte preferite a quelle del Baltico in genere molto attrattive. «Con l’uscita del Regno Unito dall’Ue l’Italia è uno dei maggiori Paesi marittimi europei e i traffici vanno aumentati. Giusto alzare gli sforzi e aprire più cantieri, negli anni sono state perse alcune opportunità ma va notata anche con soddisfazione la diga di Genova e i lavori su Napoli e Fiumicino. Il governo dovrà trovare una sintesi per aumentare la capacità logistica e fare sinergia coi privati». Le parole di Rixi vogliono far comprendere anche la criticità che nel contesto moderno possono far emergere dei porti sottodimensionati, siccome il Mediterraneo ospita il 50% del commercio marittimo. Ecco perché non si potrà fare a meno anche di digitalizzare e di sviluppare una legislazione più fluida, dato che le norme marittime spesso coinvolgono parecchi ministeri, rallentando i processi.

Salvini: più personale di guardia
C’è stato infine il video-intervento del ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, nel quale il leader della Lega ha rilevato un 2023 meno positivo per i porti a causa deli problemi geopolitici, determinando un calo del 3% del traffico merci complessivo e del 4% del traffico dei contenitori. Il turismo però, ha detto Salvini, ha subito minori conseguenze. Il percorso di innovazione andrà avanti nonostante le difficoltà, considerando che l’Italia sta facendo tutto il necessario per risolvere il conflitto con gli Houthi. «Le Capitanerie di Porto svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo del traffico portuale in Italia; per questo l’obiettivo che auspico è quello di avere numeri adeguati alle responsabilità, stiamo lavorando per arrivare entro il 2030 a 15.000 persone in forze alla nostra Guardia Costiera. Per il futuro intendiamo agevolare la modernizzazione delle infrastrutture, collegare le banchine con gli assi viari è la priorità. La vera decarbonizzazione significa favorire l’intermodalità e la realizzazione di scali moderni e funzionali», ha concluso Salvini.

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