In Parlamento

Recensioni online, il Parlamento ammorbidisce la stretta: «Più libertà per gli utenti, più responsabilità per le imprese»

16
Ottobre 2025
Di Ilaria Donatio

(Articolo pubblicato su L’Economista, inserto de Il Riformista)
Nel mercato della reputazione digitale si gioca una partita economica cruciale. Una recensione falsa può orientare i consumi, alterare la concorrenza e pesare sulla credibilità di un brand più di qualunque campagna pubblicitaria. Per questo il Parlamento sta lavorando a nuove regole per le recensioni online: il disegno di legge n. 1484, la Legge annuale per le PMI, che al suo Capo IV definisce criteri e tutele contro le recensioni ingannevoli.

Il provvedimento nasce con l’obiettivo di rendere il commercio digitale più affidabile, proteggendo sia i consumatori sia le imprese corrette che subiscono danni da comportamenti scorretti. Dopo il confronto con la Commissione europea, la Commissione Industria del Senato ha modificato il testo per allinearlo alle regole del mercato unico e alle normative sulla privacy. L’obbligo di identificazione preventiva dell’autore è stato eliminato e sostituito dall’onere della prova: chi recensisce dovrà poter dimostrare, se richiesto, di aver realmente usufruito del servizio o acquistato il prodotto.

Resta invece il divieto di acquisto, vendita o cessione a qualsiasi titolo” di recensioni, apprezzamenti o interazioni online, anche indipendentemente dalla loro diffusione. La vigilanza spetterà all’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che definirà linee guida e procedure di controllo. L’Agcom disciplinerà invece i futuri codici di condotta per le piattaforme, con regole comuni sulla trasparenza, sulla gestione delle segnalazioni e sulla rimozione dei contenuti falsi.

Tra i punti più discussi c’è il termine temporale per la pubblicazione delle recensioni. Il limite dei quindici giorni, fissato nella versione originaria, è ora oggetto di revisione: si punta ad estendere la finestra fino a novanta giorni, in risposta alle critiche delle piattaforme, delle associazioni e degli operatori del turismo, che avevano giudicato la soglia iniziale troppo ristretta. L’obiettivo è trovare un equilibrio tra la verificabilità delle esperienze e la libertà di espressione degli utenti.

Su questo punto è intervenuto anche Roberto Liscia, presidente di Netcomm, il Consorzio del commercio digitale italiano, secondo cui “una regolamentazione efficace deve vietare le pratiche scorrette senza penalizzare le aziende”. Liscia sottolinea la necessità di “un approccio equilibrato, che vieti le attività fraudolente ma consenta la libera circolazione di opinioni autentiche”, e propone di ampliare ulteriormente il periodo utile per rilasciare le recensioni, fino a 180 giorni, “per permettere valutazioni basate su esperienze complete”. Netcomm chiede inoltre di evitare “obblighi di prova irrealistici per gli utenti”, che rischierebbero di ostacolare il funzionamento delle piattaforme e penalizzare i consumatori onesti.

Il principio di equilibrio evocato da Netcomm trova riscontro nel diritto di cancellazione previsto dal disegno di legge: le imprese potranno chiedere la rimozione di recensioni false, ingannevoli o manipolate, previa verifica delle autorità competenti. L’Antitrust dovrà tradurre le nuove regole in pratiche operative, sanzionando eventuali violazioni come pratiche commerciali scorrette ai sensi del Codice del Consumo. L’intervento sarà accompagnato da linee guida e da un monitoraggio periodico sul rispetto delle norme.

La fiducia generata da sistemi di recensione affidabili rappresenta oggi un asset economico vero e proprio: influenza i ricavi, determina le scelte di investimento e incide sulla competitività dei marchi sui mercati internazionali.

La riforma, che si inserisce nel percorso di attuazione del Digital Services Act e della Direttiva Omnibus europea, punta a introdurre in Italia una co-regolazione tra istituzioni, piattaforme e utenti. Un modello che potrebbe diventare riferimento anche a livello europeo, in un momento in cui la fiducia digitale è un vero fattore competitivo per le imprese.

Nel mondo dell’economia online la reputazione è capitale: per questo l’affidabilità non è più solo un principio etico ma una condizione di mercato. Il legislatore cerca ora di costruire una regola che garantisca libertà di parola, tutela del consumatore e concorrenza leale.