In Parlamento

La borsa di Paolo Borsellino esposta per la prima volta alla Camera: «Un simbolo e un monito»

01
Luglio 2025
Di Giuliana Mastri

Per la prima volta dal giorno della strage di via D’Amelio, il 19 luglio 1992, la borsa in pelle che apparteneva al giudice Paolo Borsellino è stata mostrata pubblicamente. L’oggetto, rimasto per decenni al centro di interrogativi e misteri irrisolti, è stata esposta ieri alla Camera dei Deputati, nel Transatlantico di Montecitorio, alla presenza delle più alte cariche dello Stato.

Dentro quella borsa, Borsellino custodiva la sua agenda rossa, un quaderno in cui annotava riflessioni, nomi, fatti e sospetti legati alle sue indagini. L’agenda è misteriosamente scomparsa dopo l’esplosione che uccise il magistrato e cinque uomini della sua scorta. Da allora, è diventata un simbolo dell’omertà, delle zone d’ombra ancora presenti nei rapporti tra mafia, Stato e istituzioni. Come ha ricordato il colonnello dei carabinieri Carmelo Canale, presente alla cerimonia, «con l’agenda rossa avremmo visto e capito cosa aveva scritto Paolo Borsellino pochi giorni prima di morire».

La cerimonia, promossa dalla Commissione parlamentare antimafia, ha voluto essere non solo un momento di memoria, ma anche un atto concreto di trasparenza e impegno civile. La presidente della Commissione, Chiara Colosimo, ha spiegato che l’esposizione resterà aperta fino al 30 ottobre. Al termine, la borsa sarà affidata alla stessa Commissione, che ne curerà la custodia e lo studio.

Presenti all’evento il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i Presidenti di Camera e Senato Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, oltre ai familiari del giudice Borsellino e di Manuela Canale, figlia del maresciallo Carmelo Canale, storico collaboratore del magistrato.

La diretta televisiva dell’iniziativa è stata trasmessa dal Tg1, che ha anche mostrato in anteprima la valigetta, ancora oggi un oggetto carico di forza emotiva. Nella stessa trasmissione, il colonnello Canale ha dichiarato che Borsellino era sul punto di aprire un’indagine a carico dell’allora procuratore capo di Palermo, Pietro Giammanco, da lui ritenuto inadeguato. Secondo Canale, l’agenda rossa conteneva «elementi cruciali» sulle sue ultime intuizioni investigative.

Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha voluto sottolineare l’importanza simbolica dell’oggetto, affermando: «Il suo insegnamento deve essere custodito dalle Istituzioni a beneficio delle nuove generazioni». Un monito, dunque, a non dimenticare che la battaglia contro la mafia non è solo giudiziaria, ma anche culturale e politica.

Anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha ricordato la figura del magistrato siciliano: «Questa borsa rappresenta un prezioso simbolo di giustizia, integrità e amore per la Patria e i cittadini». Ha poi aggiunto che, a distanza di oltre trent’anni, l’emozione per la sua morte è ancora viva nella memoria collettiva del Paese.

Nel suo intervento, la premier Giorgia Meloni ha parlato con toni netti, affermando: «Il popolo italiano ha il diritto di conoscere la verità». Ha poi definito la borsa di Borsellino «un simbolo visibile e un monito che ci ricorda il prezzo della legalità», evidenziando come dopo le stragi mafiose del 1992 «milioni di italiani hanno scelto l’onore e la nazione contro il finto onore di chi si proclama uomo d’onore».

L’esposizione, accessibile al pubblico fino all’autunno, non vuole essere solo commemorazione, ma anche occasione di impegno e consapevolezza: affinché la lotta di Paolo Borsellino non resti confinata al passato, ma continui a ispirare presente e futuro.