In Parlamento

Meloni, gli spiragli dall’opposizione. Dopo Renzi, anche Fassino

28
Ottobre 2022
Di Giampiero Cinelli

Dai primi vagiti della legislatura guidata dalla Meloni si può ricavare ancora poco in termini di atti politici, ma abbastanza per quanto riguarda gli equilibri che si stanno formando. Il primo dato è sicuramente quello di un’opposizione divisa in tre tronchi, a tratti molto agguerrita ma anche costruttiva. Gli avversari del premier non possono non rilevare il fatto che questo sia un governo politico e ciò fa bene a tutti. Sia al paese, sia al clima sociale, sia alla stessa opposizione, che può confrontarsi e lavorare meglio con l’Esecutivo. Lo sa anche Piero Fassino, decano del Pd, il quale oggi a “Transatlantico”, il format video de La Verità, intervistato da Daniele Capezzone, ha affermato che «il rinvigorimento della democrazia è una ventata d’aria fresca», ricordando però che le stagioni dei governi tecnici che il suo partito ha incarnato assieme ad altri non sono state frutto di opportunismi e voglia di potere, ma della necessità di assicurare la governabilità del paese durante le crisi economiche e la pandemia. Riconoscendo che questo può non aver pagato in termini elettorali e di percezione da parte dell’opinione pubblica. «Meloni ha fatto un discorso orgoglioso e non rappresenta un rischio per il nostro modello – ha aggiunto – ma all’insediamento la maggioranza fa sempre una bella figura. Dice tutto quello che vuole fare e l’opposizione ha poco da dire, anche se la dialettica ovviamente c’è. In seguito si vedrà davvero. Di certo il presidente ha passione e crede nella politica». Fassino ha concluso così: «A Meloni dico di non ritenere di avere sempre ragione, la rappresentazione caricaturale di chi è venuto prima di lei è stato un punto debole del suo discorso. Nell’uomo più distante da te c’è un pezzo di verità, mi insegnò mio padre».

Prima di Fassino, era stato Renzi, altro protagonista dell’opposizione, a manifestare un atteggiamento meno ostile nei confronti della Meloni. Il leader di Italia viva dai banchi del Senato ha offerto sponda sulle riforme istituzionali: «Sull’elezione diretta del presidente del Consiglio (uno dei cardini di un’annunciata riforma di stampo presidenzialista) noi ci saremo». Ma non è stato il solo fronte di “ammiccamento”. Anche sul merito e sulla questione di genere si è registrata una certa empatia. I primi confronti lasciano immaginare una legislatura movimentata. Tutta da seguire.