In Parlamento

Autonomia differenziata in parlamento. I dettagli e le questioni

19
Gennaio 2024
Di Giampiero Cinelli

L’Aula del Senato ha concluso le votazioni di tutti gli emendamenti presentati dai gruppi al ddl sull’Autonomia differenziata ed ha approvato gli undici articoli che compongono il testo. Poche le modifiche approvate quest’oggi da Palazzo Madama, tra cui l’emendamento riformulato di Fratelli d’Italia per assicurare i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep). Secondo quanto stabilito dalla capigruppo, le dichiarazioni di voto e il voto finale sul provvedimento si svolgeranno martedì 23 gennaio a partire dalle 16.30.

I prossimi passi

Dopo il voto di martedì, che dovrebbe essere di approvazione dati i numeri, il testo passerà alla Camera. Obiettivo del governo è arrivare all’ok definitivo prima delle elezioni europee di giugno, per concentrarsi poi sulla riforma istituzionale del “Premierato”. Quest’ultima una legge costituzionale, che dunque necessita di un iter più lungo e di un possibile referendum confermativo. Ma si parla anche di referendum riguardo all’Autonomia differenziata, che Giuseppe Conte ha detto di voler proporre.

Fratelli D’Italia vuole trovare la quadra: prestazioni uniformi

Si intuisce che il provvedimento su cui c’è maggiore fermento è quello del Premierato, ecco perché Fratelli D’Italia cerca in questa fase di favorire un percorso lineare mediando tra le contrastanti vedute in merito alla riforma regionalista, garantendo l’emendamento che stabilisce la necessità di definire standard economici e prestazionali sui servizi fondamentali. L’emendamento è pensato proprio per le regioni che non faranno richiesta di trasferimento di competenze per acquisire più autonomia, presumibilmente le regioni meno ricche. Per loro lo Stato è tenuto a far sì che ci siano ugualmente risorse adeguate, anche qualora si presentino ulteriori costi per lo Stato al fine di garantire i Lep (o qualora un possibile minor contributo fiscale dalle altre regioni influisca appunto sui Lep).

Le opposizioni obiettano

Com’è scritto sull’emendamento, a fronte della «copertura degli eventuali maggiori oneri per l’esercizio delle funzioni riferibili ai Lep oggetto di trasferimento alle Regioni», siano «contestualmente incrementate le risorse volte ad assicurare i medesimi livelli essenziali delle prestazioni sull’intero territorio nazionale al fine di scongiurare disparità di trattamento tra Regioni». Ma secondo le opposizioni le criticità restano, perché la copertura degli eventuali maggiori oneri va intesa coerentemente con gli obiettivi programmati di finanza pubblica. Il disegno di legge è infatti legato alla Legge di Bilancio, e in genere anche in futuro saranno le finanziarie a determinare la rotta sulla gestione dei nuovi assetti territoriali. Intenzione della maggioranza è comunque realizzare l’autonomia differenziata ad invarianza di spesa, tuttavia ciò può essere reso meno agevole dalla subordinazione alla Legge di Stabilità.

Inoltre, stando anche alla critica del capogruppo Pd al Senato Francesco Boccia, il fondo di perequazione, che serve a compensare gli squilibri territoriali, partirebbe attualmente con una dotazione molto ridotta, 800 milioni invece che gli iniziali 4,4 miliardi, e non sembrano esserci precisi vincoli di destinazione relativi alla perequazione.

Il tecnici al lavoro

Per individuare dove i Lep sono necessari, Roberto Calderoli, Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, ha nominato 61 esperti in un Comitato presieduto da Sabino Cassese, ex giudice della Corte Costituzionale. Il comitato ha concluso che su 6 materie i Lep non serviranno. A stabilire invece gli effettivi denari che ci vogliono sta lavorando una Commissione tecnica, il Ctfs (Commissione tecnica per i fabbisogni standard).

Il quadro legislativo e le dinamiche

Le materie che possono essere oggetto di trasferimento – in base all’articolo 116 della Costituzione – sono 23 (non verranno coinvolte le regioni a statuto speciale) e complessivamente costano 170 miliardi. Tra queste figurano il commercio estero, l’istruzione, la salute, lo sport, l’ambiente, la cultura. Il percorso per ottenere le competenze non si esaurisce con l’approvazione del disegno di legge ed è molto lungo: i Lep saranno formalizzati con Dpcm (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) entro un anno, poi a seguito delle richieste si avviano i tavoli per le intese tra Stato e Regioni, della durata di almeno 5 mesi, compresi i 60 giorni per l’esame delle intese da parte delle Camere. L’intesa è di massimo 10 anni, rinnovabili. Vedremo, peraltro, se alla Camera le opposizioni chiederanno che i Lep siano definiti con discussione parlamentare e non con Dpcm.