Innovazione

Telecomunicazioni, gli ostacoli alla sussidiarietà che intralciano lo sviluppo delle reti

02
Maggio 2024
Di Alessandro Caruso

La parola d’ordine è sussidiarietà. Quel principio costituzionale per il perseguimento del bene comune attraverso la cooperazione tra pubblico e privato. Nel caso in questione il bene comune è la connettività. E il privato è INWIT, l’azienda leader nella realizzazione delle torri utili alla diffusione del 5G. Il territorio beneficiato da questa collaborazione è la Campania.

IL CASO
Questa mattina a Napoli è stato presentato il Rapporto sulla sussidiarietà 2023 dedicato al governo delle infrastrutture, curato dalla Fondazione per la sussidiarietà. Il Rapporto analizza quali sono le infrastrutture utili per il paese, a cosa e a chi servono, quanto sono utilizzate oggi e quanto lo saranno in futuro. Quattro gli ambiti presi in esame attraverso un approccio interdisciplinare: mobilità, energia, risorse idriche e telecomunicazioni. E a proposito di telecomunicazioni era presente anche INWIT, rappresentata dal suo Direttore relazioni esterne, comunicazione e sostenibilità Michelangelo Suigo. Il contributo di INWIT per la Campania è importante: parliamo di investimenti per oltre 20 milioni di euro per realizzare circa 185 nuove torri di telecomunicazione e coperture dedicate DAS in primarie location indoor, entro il 2026.

GLI OSTACOLI
Il problema, come specificato anche da Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione, è che «l’investimento in infrastrutture di qualità e nella loro gestione deve fare i conti con problemi quali la sostenibilità, il consumo di suolo e il coinvolgimento delle realtà locali, ma bisogna superare la contrapposizione tra Stato centrale, amministrazioni locali e società civile e perseguire una vera cultura della sussidiarietà che consiste nel dialogo continuo tra diversi livelli di governo».

Dal canto suo, Suigo ha osservato che «persistono molte difficoltà nella realizzazione delle infrastrutture digitali in questo territorio. Ci sono ancora troppi regolamenti comunali sulle cosiddette antenne contrari alla normativa nazionale di settore (il Codice delle Comunicazioni elettroniche, ndr) che non consentono l’adeguata realizzazione delle reti 5G».

Per superare questi ostacoli è importante che gli enti locali per primi comprendano il valore delle infrastrutture digitali e condivise, spesso ancora pensate come un problema. Il beneficio sarebbe per l’intera comunità. Le torri di telecomunicazione, infatti, oltre ad abilitare servizi ormai di pubblica utilità ovunque, garantiscono anche maggiore sostenibilità sociale, specie nelle aree interne ancora in digital divide. Nel piano di investimento di INWIT, a tal proposito, sono oltre 100 le torri da realizzare in aree bianche, cioè a fallimento di mercato, nell’ambito del Piano Italia 5G del PNRR, e queste infrastrutture potrebbero consentire di abbattere il divario digitale di questi territori. Non a caso Suigo ha consluso: «È quindi fondamentale superare la cultura del “NIMBY – Not in my backyard” per abbracciare quella del “PIMBY – Please in my backyard”, accogliendo le infrastrutture digitali come fonte di sviluppo tecnologico, economico e sociale».

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