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L’Italia delle birre artigianali sale sul podio: ecco le 39 etichette premiate dal Premio Cerevisia 2025

18
Giugno 2025
Di Ilaria Donatio

Non solo luppolo e fermentazione: dietro una buona birra artigianale c’è un intero ecosistema fatto di territorio, agricoltura, turismo e cultura d’impresa. Lo dimostra il Premio Cerevisia 2025, giunto alla sua dodicesima edizione, che ha incoronato 39 birre tra le migliori d’Italia. La cerimonia di premiazione si è svolta martedì 17 giugno a Perugia, nel Centro Congressi della Camera di Commercio dell’Umbria, cuore di un’Italia brassicola sempre più in fermento.

Il premio alla “regina” delle birre
La più premiata in assoluto è la “Gorilla Barley Wine” dei Mastri Birrai Umbri, che conquista il Premio Eccellenza per il punteggio più alto tra le 140 birre finaliste, selezionate da una giuria scientifica indipendente. Con sei riconoscimenti complessivi, l’Umbria si conferma protagonista del settore, seguita da regioni emergenti come la Calabria, il Lazio e la Campania.

Ai vertici anche la “Porter” di Birra Puddu (Sardegna), la “Brenta Brau Vienna” del Birrificio Val Rendena (Trentino) e la “Buffalo Circus” della Fabbrica della Birra Perugia: rispettivamente vincitrici per le macro-aree Sud e Isole, Nord e Centro Italia. Il Premio Immagine, dedicato al design delle etichette, è andato alla “Birra Montecassino”, prodotta dall’omonimo birrificio laziale.

Cresce il settore, cresce il premio
Il Premio Cerevisia è l’unico concorso brassicolo italiano promosso da enti pubblici, senza sponsor o pressioni commerciali. I criteri di valutazione includono gusto, qualità merceologica e perfino la correttezza dell’etichettatura: un modello di trasparenza che, secondo il presidente della Camera di Commercio dell’Umbria Giorgio Mencaroni, «funziona perché ha basi solide: fondamento pubblico, serietà scientifica e competenza diffusa».

A confermarlo sono i numeri: in Italia si contano quasi 1.000 birrifici artigianali, un comparto in forte ripresa dopo la pandemia. Per Andrea Bagnolini, direttore generale di Assobirra, «si è aperta una nuova fase: la qualità cresce ovunque e il turismo brassicolo può diventare un motore per le economie locali».

La birra come leva di sviluppo
Non è più solo una questione di gusto. Sempre più spesso, dietro una birra artigianale si nasconde una filiera che tocca l’agricoltura, la formazione, la sostenibilità e il marketing territoriale. Ombretta Marconi, direttrice del CERB – il Centro di Ricerca per l’Eccellenza della Birra dell’Università di Perugia – lo dice chiaramente: «Il settore è vivace, in fermento, sempre più centrale nello sviluppo economico e sociale dei territori».

Un’idea condivisa anche da Mauro Bacinelli, dell’Assessorato all’Agricoltura dell’Umbria, che ricorda come una legge regionale del 2023 abbia sostenuto la crescita di imprese solide e coinvolto i giovani in un percorso virtuoso. E c’è persino chi – come Deruta – è riuscito a unire la tradizione ceramica all’arte brassicola. A sottolinearlo è stata l’assessora Francesca Marchini, ricordando con emozione il sindaco Alvaro Verbena, pioniere del Premio Cerevisia, a cui oggi è intitolato uno dei riconoscimenti.

Dal malto al Made in Italy
Le 39 birre vincitrici, selezionate per categoria di stile – dalla Pilsner alla Blanche, dalla Porter alla Italian Grape Ale – offrono un viaggio nella biodiversità produttiva e sensoriale italiana. Dai birrifici d’alta quota del Trentino a quelli mediterranei della Calabria, emerge un panorama eterogeneo ma coerente, in cui la birra artigianale diventa un potente strumento di narrazione del territorio.

Più che una moda, quindi, una vera infrastruttura economica in crescita. E il Premio Cerevisia, con la sua trasparenza metodologica e il radicamento pubblico, si conferma anno dopo anno come il termometro – e forse anche la bussola – della qualità brassicola italiana.