Food

Giochi da tavolo, playstation in prestito e tanti disegni per i nonni: ecco cosa chiedono gli italiani a Glovo

30
Aprile 2020
Di Gaia De Scalzi

 

Consegna anche cibo a domicilio, ma da sempre si definisce – perché di fatto lo è – una piattaforma multicategoria. Di anni ne ha appena cinque, ma da quando venne fondata a Barcellona da Oscar Pierre e Sacha Michaud, opera già in oltre 22 Paesi e 300 città nel mondo. Cento di queste si trovano in Italia. Parliamo della “Anything delivery company” Glovo, una di quelle realtà che ha resistito al Covid-19. Li abbiamo visti sfrecciare per le strade nonostante il lockdown e sono stati per settimane gli unici protagonisti delle riprese esterne messe in onda dai telegiornali. È lecito pensare che in questi due mesi ci sia stato un boom di ordini…

“Non possiamo parlare di boom del settore” – chiarisce Giacomo Mannheimer, Head of Public Affairs di Glovo Italia. “È vero che affacciandosi alla finestra si vedevano spesso solo rider, ma vi assicuro che molte persone hanno riscoperto il piacere di cucinare. La definirei semmai una fase molto altalenante. All’inizio le richieste sono addirittura calate a causa di una riduzione dell’offerta, visto che molti dei nostri ristoranti partner hanno chiuso. Poi, però, abbiamo visto emergere nuovi trend e un conseguente incremento della domanda verso altre categorie, perché Glovo non consegna solo cibo a domicilio.”

Quali categorie sono andate per la maggiore?

La spesa a domicilio è aumentata del 300%, gli ordini di farmaci (solo quelli da banco; ndr) hanno registrato +130%, mentre la categoria shopping – attraverso la quale è possibile ordinare libri, abbigliamento, fiori, spedizioni da casa a casa – ha segnato addirittura +900%!

Beh, non sarà stato un boom, ma la domanda c’è stata eccome. Come avete gestito i rider, date anche le misure restrittive imposte?

Sin da subito abbiamo rafforzato le comunicazioni periodiche e prodotto delle video pillole in 8 lingue per spiegare quali precauzioni adottare durante il lavoro. Abbiamo fornito mascherine, guanti, gel igienizzanti ed eliminato il nostro ranking per fare in modo che i nostri rider si sentissero liberi di decidere se lavorare o meno. In ultimo, abbiamo fornito un ulteriore supporto economico nel caso di contagio da Covid-19, sia attraverso la copertura di tutte le spese mediche correlate al virus, sia mediante un rimborso per ogni giorno di malattia pari all’equivalente della media dei guadagni delle ultime due settimane.”

Tornando al servizio di spedizione, qualche giorno fa a Milano un vostro rider è stato inconsapevolmente coinvolto nel traffico di droga. Si è accorto che dal pacco prelevato da un’abitazione proveniva odore di marijuana e ha chiamato la polizia. Come vi state comportando a riguardo?

Per fortuna si tratta di casi isolati che contiamo sulle dita di una mano. Ciò premesso, ci siamo subito messi a disposizione delle autorità competenti, anche al fine di tutelare i nostri rider nel fornire le informazioni necessarie alle forze dell’ordine. In alcune città, come Milano e Torino, abbiamo attivato dei protocolli con le polizie locali. Stiamo agendo non solo in modo reattivo, ma anche proattivo, verificando la periodicità delle richieste.

Ossia?

Nel momento in cui un rider si accorge che dallo stesso mittente partono richieste sempre identiche verso il solito destinatario, e che per giunta nella descrizione di ciò che si deve trasportare vi è l’uso di parole vaghe o meglio sospette, avvisiamo subito le Autorità. Insomma, stiamo facendo il possibile per scoraggiare questi comportamenti.

Al netto di questi spiacevoli episodi, le persone cosa si sono spedite in questi mesi?

Dalle torte fatte in casa, alle playstation. Ma la cosa più tenera sono stati i disegni dei bambini destinati ai nonni.

Lato business, quale pensa sia stata – soprattutto durante questo periodo – la forza di Glovo?

Quello che abbiamo cercato di fare è stato essere di supporto ai nostri ristoranti partner, consentendo loro di continuare, e in molti casi anche di iniziare, a operare in modalità delivery. Inoltre, come dicevo all’inizio, per alcuni settori merceologici, diversi dal food, è stato un periodo fortunato; se così possiamo chiamarlo. Glovo lavora tantissimo con i piccoli esercizi locali e per molti di loro rappresentiamo l’unico modo di creare un canale di vendita online. Senza grossi investimenti queste realtà – tramite la nostra piattaforma – attivano un servizio che prima non fornivano. Per farle un esempio: nelle grandi città, dove i consumatori sfruttano appieno le potenzialità dell’applicazione, i piccoli esercizi possono superare anche il 30% sulla nostra app. A Milano, infatti, i nostri utenti hanno sfruttato al massimo le potenzialità della nostra piattaforma.

E negli altri paesi europei com’è andata Glovo?

La fase di difficoltà iniziale è stata maggiore, ma la risalita decisamente più veloce. Ma varia da zona a zona. Nell’Europa dell’est, dove vi è una forte predisposizione al digitale, abbiamo registrato un’impennata di richieste, mentre nell’Europa del sud abbiamo – per così dire – iniziato da zero. Infatti molti consumatori hanno sperimentato per la prima volta il servizio di spesa o farmaci a domicilio.

Se è vero che dal 4 maggio in poi alcuni esercizi commerciali potranno riaprire i battenti, Lev Mannheimer assicura: “L’esperienza d’uso non sarà più la stessa. Probabilmente le consegne a domicilio per molti diventeranno una necessità oltre che un’opportunità. Per questo crediamo che molte aziende si sposteranno su piattaforme come Glovo, quanto meno all’inizio di questa Fase 2 e fino a quando gli ingressi nei negozi non saranno più contingentati.”

Durante la crisi avete lanciato nuovi servizi o pensate di farlo prossimamente, magari traendo spunto dai nuovi comportamenti dei consumatori…

Considerata la natura stessa della nostra app, che non si basa esclusivamente sul settore food, non abbiamo introdotto alcuna nuova funzione tecnologica. Quello che, tuttavia, stiamo cercando di fare è restare a supporto di tutte quelle categorie merceologiche che fino a due mesi fa non avevano alcun interesse ad appoggiarsi su una piattaforma come la nostra come, ad esempio, il comparto dei giochi da tavolo o dell’abbigliamento. In effetti, fino a oggi, dubito che qualcuno abbia sentito l’impellente bisogno di ricevere a casa un Risiko in meno di 45 minuti…

 

Intervista di Gaia De Scalzi pubblicata su Il Giorno Dopo