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Cucina italiana candidata a patrimonio dell’Unesco per il 2023

24
Marzo 2023
Di Giampiero Cinelli

Gli italiani tra di loro lo hanno sempre pensato. Ma adesso potrebbe essere ufficiale. Il governo, su proposta del Ministero della Cultura e del Ministero dell’Agricoltura, ha formalizzato la candidatura per il 2023 della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco. Proponendo di riconoscere alla nostra arte culinaria “la sostenibilità e la diversità bioculturale“. Il progetto è stato promosso da “La cucina italiana”, realtà editoriale che dal 1929 esiste come rivista mensile e ora è multimediale.

Il progetto

L’idea del percorso di candidatura nasce nel 2020, quando la direttrice della testata Maddalena Fossati ha coinvolto cuochi di spicco e imprenditori. All’apporto di grandi nomi della cucina come Massimo Bottura, Davide Oldani, Antonia Klugmann, Carlo Cracco, Niko Romito e Antonino Cannavacciuolo, si è affiancato un comitato scientifico, presieduto da Massimo Montanari, professore di storia dell’alimentazione all’Università di Bologna, Laila Tentoni, presidente della Fondazione Casa Artusi e il professor Paolo Petroni, presidente dell’Accademia Italiana di Cucina.

Il dossier verrà ora trasmesso dal ministero degli Esteri all’Unesco e inizierà l’iter di valutazione che dovrebbe concludersi entro dicembre 2025. Periodo durante il quale La Cucina Italiana continuerà a sostenere la candidatura.

Perché la candidatura

Il dossier è stato approvato all’unanimità dal Consiglio Direttivo della Commissione nazionale italiana per l’Unesco, che in una nota dichiara: «La cucina italiana è un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali che, senza gerarchie, la identificano e la connotano. Questo mosaico di tradizioni territoriali riflette la diversità bioculturale del Paese e si basa sul comune denominatore di concepire il momento della preparazione e del consumo del pasto a tavola come occasione di condivisione e di confronto. Ovunque – osserva la Commissione – in Italia, cucinare è un modo di prendersi cura della famiglia e degli amici o degli avventori. È il frutto di un continuo gioco di connessioni e scambi che dalle precedenti generazioni arriva alle nuove. È anche una manifestazione quotidiana di creatività che rimanda al “buon vivere” italiano per il quale, nel mondo, siamo apprezzati e talvolta invidiati. Come evidenzia lo storico Massimo Montanari – prosegue la nota – la candidatura vuole rappresentare la cucina italiana, domestica e non, come un mosaico in cui le singole tessere permettono di definire un insieme coerente che trascende l’unicità e la specificità di ogni singola tessera. Tutto ciò è il risultato di una storia plurisecolare caratterizzata da numerosi scambi, interferenze e contaminazioni reciproche. La cucina italiana, come emerge dal dossier di candidatura, è un elemento essenziale, vivo e attuale dell’italianità, riconosciuto tanto all’interno del Paese quanto all’estero».

Spazio anche all’arte campanaria

Ieri il Consiglio Direttivo ha inoltre comunicato di aver approvato la candidatura transnazionale “Arte campanaria tradizionale”, estensione all’Italia di questo elemento iscritto dalla Spagna lo scorso anno. La partecipazione italiana è promossa dalla “Federazione Nazionale dei Suonatori di Campane”, che raggruppa 22 associazioni presenti sul territorio italiano. Il dossier contiene diversi elementi, come le differenti tecniche di suonata, paesaggi sonori quali feste, anniversari, i riti, le forme delle campane realizzate da fonderie storiche e le strutture architettoniche dei campanili, come quelli di Piazza San Marco a Venezia e di Santa Maria del Fiore a Firenze.

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