Food

Al via Tuttofood a Milano: l’export agroalimentare italiano guarda oltre gli Usa

05
Maggio 2025
Di Ilaria Donatio

Nonostante la minaccia dei dazi americani e le tensioni sul commercio internazionale, l’export agroalimentare italiano continua a crescere. A gennaio 2025, secondo i dati Ice, le esportazioni di food & wine made in Italy hanno registrato un aumento dell’8,4% rispetto allo stesso mese del 2024, confermando il trend positivo (+8,6%) dell’anno appena concluso. Un risultato che consolida il ruolo trainante delle esportazioni per l’industria alimentare, prima manifattura del Paese e principale filiera produttiva per contributo al Pil.

In questo contesto si apre oggi a Milano Tuttofood, il salone internazionale dedicato all’agroalimentare italiano, ospitato nei padiglioni di Fiera Milano a Rho e organizzato da Fiere di Parma, già promotrice di Cibus. «I dazi sono un problema ma anche un’opportunità, perché a subirne l’impatto maggiore sono i prodotti base e non quelli premium come i nostri», afferma all’inaugurazione del salone, oggi, Antonio Cellie, amministratore delegato di Fiere di Parma, l’ente che organizza l’evento: «Le nostre aziende sono solide e pronte a conquistare nuovi mercati ancora poco battuti, come l’America del Sud e l’India».

“Negli Usa i nostri prodotti restano competitivi”
Il protezionismo spinto dall’amministrazione Trump non sembra preoccupare eccessivamente Cellie: «Negli Stati Uniti i prodotti locali saranno sempre meno competitivi dei nostri, anche in caso di dazi. Prendiamo un vino italiano rosso premium: oggi, al ristorante, costa la metà di un rosso della Napa Valley. Anche con rincari tariffari, non supererà mai il prezzo della bottiglia californiana».

Nemmeno l’ipotesi di produrre direttamente negli Usa per aggirare i dazi convince l’ad: «Gli Stati Uniti si avviano verso la recessione. Meglio investire su altre geografie. Le aziende italiane, di tutte le dimensioni, hanno la capacità di cambiare rapidamente i mercati di destinazione».

Canada, Polonia e Spagna guidano la crescita
I dati Ice mostrano infatti che i cinque mercati più dinamici per l’agroalimentare italiano a gennaio sono stati il Canada (+24%), la Polonia (+21%), la Spagna (+19%), l’Australia (+17%) e il Belgio (+16%). «La Spagna sta andando molto bene», conferma Cellie, «ma la Polonia è una piazza ancora più interessante. Per gusti e consumi somiglia molto alla Germania, che resta il nostro primo mercato in assoluto. Se i polacchi arrivassero a consumare tanto made in Italy procapite quanto i tedeschi, avremmo risolto il problema dei dazi Usa».

Nuovi orizzonti: tra India e Mercosur
Con la prospettiva di barriere commerciali più alte sul mercato americano, cresce l’interesse verso nuovi sbocchi internazionali. Le istituzioni europee guardano con attenzione a nuovi accordi di libero scambio, come quello in via di ratifica con il Mercosur. «Credo che l’intesa con il Mercosur sia un buon accordo anche per l’agroalimentare», sostiene Cellie, «la classe media di questi Paesi è in crescita e ha gusti alimentari molto simili ai nostri. Inoltre tutela molti dei nostri prodotti a denominazione d’origine, il che è cruciale, visto che in Sudamerica è molto diffuso il fenomeno dell’Italian sounding».

La concorrenza arriva da Austria e Balcani
Accanto alle opportunità, Cellie avverte anche dei rischi legati a una concorrenza crescente, soprattutto da Paesi meno scontati: «Oltre alla Germania, l’Austria si sta facendo strada non solo nei latticini, ma anche in settori inaspettati come il bakery. Anche i Balcani sono competitor in crescita, grazie a una buona tradizione manifatturiera e a materie prime a costi più bassi. Senza dimenticare i portoghesi: fanno prodotti simili ai nostri, di qualità, ma a prezzi più competitivi».

Dal punto di vista dei settori, sono i formaggi freschi – dalle burrate agli spalmabili, passando per il Gorgonzola – a guidare oggi la crescita dell’export. «Anche sulla pasta – conclude Cellie – continuiamo ad avere un vantaggio tecnologico enorme».