A Strasburgo la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha affrontato un nuovo dibattito su una mozione di fiducia al Parlamento europeo, appena tre mesi dopo essere sopravvissuta per un soffio a una precedente votazione di fiducia. Questa volta le mozioni sono due, presentate dai partiti di opposizione di destra e sinistra radicale, che hanno depositato nuove mozioni contro la sua leadership. I Patrioti per l’Europa criticano la sua politica commerciale, inclusi gli accordi UE-Mercosur e UE-USA, mentre la Sinistra la accusa di complicità nelle azioni di Israele a Gaza.
Una mozione di censura equivale a un voto di sfiducia che costringerebbe la Commissione a dimettersi se approvato dai due terzi dei voti espressi e dalla maggioranza di tutti gli eurodeputati. Il voto è previsto per giovedì, ma per ora von der Leyen sembra al sicuro. A differenza del precedente dibattito sulla mozione, questa volta le critiche dei gruppi centristi si sono concentrate principalmente sugli estremi. Il tono di von der Leyen durante il dibattito è stato misurato, e il suo intervento visibilmente più breve rispetto a quello della scorsa estate. Descrivendo l’attuale periodo come di “massima incertezza e volatilità esplosiva”, ha invocato l’unità europea e ribadito la sua intenzione di collaborare strettamente con il Parlamento e con gli Stati membri.
Tra i leader politici, il capo del suo stesso gruppo, Manfred Weber del PPE, è stato l’unico sostenitore esplicito della Commissione, mentre gli altri leader centristi hanno sottolineato che mantenere la stabilità è preferibile alla divisione. La presidente dei Socialisti & Democratici, Iratxe García, ha dichiarato che la mozione dei Patrioti per l’Europa “non riguarda l’Europa”, ma è solo spettacolo politico. Valérie Hayer di Renew Europe ha definito la Sinistra e i Patrioti “troll” per aver promosso le mozioni, pur riconoscendo le disfunzioni all’interno dell’attuale coalizione. Ha invitato PPE e S&D a concentrarsi sulla ricostruzione di una maggioranza centrista — segno della loro influenza ridotta rispetto alla precedente legislatura, quando erano considerati i principali mediatori di potere. Il leader dell’ECR, Nicola Procaccini, ha dichiarato che il suo gruppo voterà su base nazionale, e non come blocco unico.
L’intervento di von der Leyen non ha comunque attirato tanta attenzione quanto l’ultima crisi politica in Francia, dove il primo ministro Sébastien Lecornu si è dimesso dopo appena 26 giorni in carica. È degno di nota che sia Jordan Bardella (Patrioti per l’Europa) sia Manon Aubry (La Sinistra), entrambi francesi, abbiano scelto di non concentrare i loro attacchi sulla situazione francese. Tuttavia, gli eventi di Parigi suggeriscono che stia emergendo una tendenza: il centro politico — incluso von der Leyen e i suoi alleati — fatica a garantire stabilità e a convincere gli europei con soluzioni alle principali sfide dell’UE. Con soli 72 firmatari necessari per avviare una mozione di sfiducia, tali sfide potrebbero diventare sempre più frequenti. Anche se von der Leyen dovesse superare agevolmente il voto, le ripetute mozioni rischiano di indebolirla politicamente.





