Esteri

Terzo faccia a faccia Draghi-Erdoğan da ottobre: relazione sempre più stretta

05
Luglio 2022
Di Mattia Silvestri

Bisogna fare presto e bene. E Draghi ne è ben consapevole. L’obiettivo è alto: coordinare gli sforzi di Roma e Ankara sulle conseguenze del conflitto in Ucraina. La frequentazione con Erdoğan è sempre più assidua. Dallo scorso ottobre è il terzo faccia a faccia, dopo il G20 di Roma e il vertice NATO di Bruxelles dello scorso marzo.

Sulla carta però sono passati 10 anni dall’ultimo vertice intergovernativo italo-turco. Quello di oggi sarà il Terzo ad Ankara, ed assume peso e significato notevoli. Sul tavolo dei lavori dossier molto pesanti: cooperazione economica, gestione crisi energetica, liberazione del grano ucraino e collaborazione sulla questione flussi migratori.

Roma e Ankara sempre più vicine

Entrambe membri NATO, con Ankara candidata dal lontano 1999 a fare il suo ingresso nell’UE, la Turchia è il primo partner per l’Italia in Medio Oriente e Nord Africa. Lo scorso anno i due paesi hanno sfiorato i 20 miliardi di euro di interscambio (+27,7% rispetto al 2020), con esportazioni italiane per 9,5 miliardi (+23,6%). E sono oltre 1500 le aziende a capitale italiano che operano in Turchia. 

Il programma della visita di “mezzo governo italiano”

Cinque i bilaterali previsti con altrettanti ministri al seguito del Premier Draghi: Lorenzo Guerini, Luigi Di Maio, Roberto Cingolani, Giancarlo Giorgetti e Luciana Lamorgese. Che si svolgeranno parallelamente al faccia a faccia Draghi-Erdoğan. Prima però la delegazione italiana farà visita al mausoleo di Mustafa Kemal Ataturk. Subito dopo i bilaterali la cerimonia di firma degli accordi e la conferenza stampa di rito, prevista al momento per le 19.30 ora locale.

Gas, gas, gas

La crisi energetica è il fil rouge che tiene insieme tutti i dossier aperti con la Turchia. Anzitutto lato Italia occorre sottrarsi alla dipendenza russa per le forniture di gas. E’ il senso della visita del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di ieri in Mozambico. La Turchia è altamente strategica quando si parla del controllo dei flussi della materia prima al centro del dibattito internazionale. I volumi verso l’Italia sono già cresciuti del 62,5%. Anche perché ai canali aperti dall’Italia con Algeria e Qatar vanno rinforzate altre vie di approvvigionamento. Il canale turco-italiano esiste già: è il gasdotto TANAP (Trans-Anatolian) che arriva al TAP. E su questo la discussione verte sullo strategico raddoppio dei suoi tubi.
Poi c’è la via che parte da Israele alla stessa Turchia e la questione legata al giacimento Leviathan di Eni al largo di Cipro (da non sottovalutare). Con l’ipotesi anche di aumentare l’approvvigionamento del solo gas liquefatto, da rigassificare nel Bel Paese.

Preoccupazione migranti

La rotta del Mediterraneo orientale è nuovamente molto battuta dai flussi di migranti. Nel solo 2021 i numeri sono triplicati, e l’attuale situazione in Libia non lascia ben sperare. C’è molto da lavorare.

Nota a margine: anche le patenti di guida di Italia e Turchia saranno reciprocamente riconosciute. Presto e bene può fare il paio con presto e meglio.

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