Esteri

Muro contro muro

12
Novembre 2022
Di Alessandro Caruso

Il quotidiano Avvenire venerdì mattina ha bollato come “semplicemente desolante” il braccio di ferro tra Italia e Francia sul caso migranti. “Una lite infantile” uno “scontro disumano sulla pelle dei più deboli” e ha concluso che “l’Unione europea è una costruzione tutt’altro che compiuta – e l’incapacità dei suoi vertici di mediare e pacificare in questa vicenda prova che il lavoro da fare è ancora moltissimo e per nulla scontato”. In realtà la prova di mediazione l’Unione l’aveva dimostrata mettendo allo stesso tavolo 18 Paesi lo scorso 10 giugno per la firma degli accordi sulla redistribuzione dei rifugiati.

Cosa è andato storto? L’applicazione delle regole europee. Ma le regole ci sono. Il problema è, evidentemente, politico. Le cancellerie di Roma e Parigi dialogano per cercare di colmare con buon senso e disponibilità quel “buco di otto ore” di lunedì scorso quando, a quanto sembra, avrebbe avuto origine la crisi. Un buco in cui sarebbe stato interpretato in modo pretestuoso, da entrambi i leader, un veloce scambio di battute a margine della Cop27 in Egitto. La settimana politica della Meloni, insomma, si chiude con una bella grana, con conseguenze che si capiranno nei prossimi giorni, sia sul fronte interno sia su quello esterno. Anche perché la reazione di Parigi è stata molto muscolare, arrivando a invocare, indirettamente, una ripercussione sul Pnrr e lo stralcio degli accordi di giugno sui rifugiati, trattato di cui Macron avrebbe già sospeso l’applicazione. La maggioranza italiana, e Fratelli d’Italia in primis, del resto, non vuole cedere. Del resto a via della Scrofa continua a campeggiare una domanda: sicuri che sia casuale la tempistica di questo sbarco? Tuttavia l’incidente di percorso è fastidioso per la Meloni, dopo giorni in cui aveva visto il suo consenso crescere ulteriormente. Un gradimento a coronamento del quale era arrivata anche l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto Aiuti quater, che ha introdotto una nuova tornata di sostegni a famiglie e imprese per contrastare la crisi energetica e quella inflattiva. Il decreto ha dato risposte significative su vari fronti: innanzitutto sul caro bollette (possibilità di rateizzazione per le imprese), e poi sul superbonus (abbassamento al 90%) e sui pagamenti (via libera al contante fino a 5mila euro). E ha anche messo le basi per il potenziamento dello sfruttamento del gas prodotto in Italia (rilascio di nuove concessioni).

In poco più di dieci giorni dal suo insediamento la Meloni ha già fatto tre Cdm. Le cose da fare sono tante e il governo vuole mostrare e dimostrare la sua abnegazione. La velocità continua ad essere il leit motiv di questa maggioranza. Anche il Parlamento si è “velocemente” finito di strutturare, con l’insediamento delle commissioni e la nomina di presidenti, vicepresidenti e segretari. Un passaggio in cui si è riusciti anche ad accontentare i grandi esclusi dalla squadra di governo. Durante la settimana la Meloni si è anche affrettata a consolidare la postura internazionale del suo Esecutivo, dalla Cop27 in Egitto, dove ha confermato l’impegno dell’Italia sulla questione climatica, all’incontro di Roma con il Segretario della Nato Jens Stoltenberg, che è stato rassicurato sugli adempimenti in favore dell’Ucraina.

Europeista e atlantista. Così è Giorgia Meloni. E veloce. Anche se nelle ultime due settimane la velocità ha già insidiato la sua azione di governo, prima sul caso rave e adesso sul caso migranti. Situazioni in cui forse un po’ meno impulsività avrebbe potuto evitare la nascita di malintesi. Come dice quel famoso proverbio: chi va piano…

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