Esteri
L’unità dei leader europei a Kiev: un segnale politico forte per l’Ucraina e il futuro dell’UE
Di Gianni Pittella
Nulla di rapportabile alla parata rossa di Mosca, né tantomeno all’impatto mondiale di Piazza San Pietro che accoglie la elezione del nuovo Pontefice . Ma l’iniziativa assunta dai leader di Regno Unito, Francia, Germania e Polonia (con l’Italia video collegata) di essere insieme a Kiev per manifestare pieno sostegno a favore dell’Ucraina in un momento di alta tensione con Mosca ha un valore simbolico e politico che non va sottovalutato.
Primo, perché Keir Starmer, Emmanuel Macron, Friedrich Merz e Donald Tusk che hanno visitato il luogo iconico della resistenza ucraina, piazza Majdan, rappresentano le grandi famiglie politiche europee, quella popolare, quella socialista e quella liberale che sono state e sono tuttora l’asse portante della governance europea. Secondo, perché tra loro c’è il primo ministro del Regno Unito che dall’Unione Europea uscì qualche anno fa e il cui sodalizio politico oggi con il leader della UE è vieppiù significativo. Terzo, perché questa unità, al netto delle divergenze di Orban e di Fico, costituisce un pilastro non facilmente bypassabile dallo stesso Trump che, come si è visto, ha mostrato (pur nelle sue contorsioni), un’attenzione particolare ed è stato almeno per ora influenzato dalla compattezza del sostegno a Zelensky. Quarto, perché l’iniziativa ha lanciato un inequivocabile messaggio politico “noi siamo atlantisti, ma siamo indipendenti”. Questa postura unitaria è sicuramente condivisa dai presidenti delle tre istituzioni europee e troverebbe un valore aggiunto importante in una chiara adesione dell’Italia. Diciamo la verità: la premier Meloni sta giocando una partita su più tavoli (anche per ragioni interne alla sua coalizione) ma io credo che presto tardi arriverà ad un bivio decisivo e dovrà fare una scelta di campo. D’altra parte che vi sia l’urgenza di un gruppo di testa che guidi l’Europa in un percorso un soccorso più determinato, coraggioso e forte è evidente da tempo. Anche nelle ultime ore sia il presidente Mattarella che il presidente Draghi sono tornati sul punto, occorre agire unitariamente sia sulla difesa comune che sulla politica estera e fiscale. Draghi ha ricordato che se l’Europa vuole dipendere meno dalla crescita statunitense deve produrla da sola. E questo si fa con la politica fiscale, con gli eurobond.
L’emissione di debito comune della UE per finanziare le spese per investimenti è una tappa essenziale di un percorso politico che ridà slancio e autorevolezza alle istituzioni europee e risposte ai nostri cittadini.
