Esteri

L’unità dei leader europei a Kiev: un segnale politico forte per l’Ucraina e il futuro dell’UE

15
Maggio 2025
Di Gianni Pittella

Nulla di rapportabile alla parata rossa di Mosca, né tantomeno all’impatto mondiale di Piazza San Pietro che accoglie la elezione del nuovo Pontefice . Ma l’iniziativa assunta dai leader di Regno Unito, Francia, Germania e Polonia (con l’Italia video collegata) di essere insieme a Kiev per manifestare pieno sostegno a favore dell’Ucraina in un momento di alta tensione con Mosca ha un valore simbolico e politico che non va sottovalutato.
Primo, perché Keir Starmer, Emmanuel Macron, Friedrich Merz e Donald Tusk che hanno visitato il luogo iconico della resistenza ucraina, piazza Majdan, rappresentano le grandi famiglie politiche europee, quella popolare, quella socialista e quella liberale che sono state e sono tuttora l’asse portante della governance europea. Secondo, perché tra loro c’è il primo ministro del Regno Unito che dall’Unione Europea uscì qualche anno fa e il cui sodalizio politico oggi con il leader della UE è vieppiù significativo. Terzo, perché questa unità, al netto delle divergenze di Orban e di Fico, costituisce un pilastro non facilmente bypassabile dallo stesso Trump che, come si è visto, ha mostrato (pur nelle sue contorsioni), un’attenzione particolare ed è stato almeno per ora influenzato dalla compattezza del sostegno a Zelensky. Quarto, perché l’iniziativa ha lanciato un inequivocabile messaggio politico “noi siamo atlantisti, ma siamo indipendenti”. Questa postura unitaria è sicuramente condivisa dai presidenti delle tre istituzioni europee e troverebbe un valore aggiunto importante in una chiara adesione dell’Italia. Diciamo la verità: la premier Meloni sta giocando una partita su più tavoli (anche per ragioni interne alla sua coalizione) ma io credo che presto tardi arriverà ad un bivio decisivo e dovrà fare una scelta di campo. D’altra parte che vi sia l’urgenza di un gruppo di testa che guidi l’Europa in un percorso un soccorso più determinato, coraggioso e forte è evidente da tempo. Anche nelle ultime ore sia il presidente Mattarella che il presidente Draghi sono tornati sul punto, occorre agire unitariamente sia sulla difesa comune che sulla politica estera e fiscale. Draghi ha ricordato che se l’Europa vuole dipendere meno dalla crescita statunitense deve produrla da sola. E questo si fa con la politica fiscale, con gli eurobond.
L’emissione di debito comune della UE per finanziare le spese per investimenti è una tappa essenziale di un percorso politico che ridà slancio e autorevolezza alle istituzioni europee e risposte ai nostri cittadini.