Esteri

La crisi in Niger scoperchia il vaso di Pandora del Sahel

01
Agosto 2023
Di Paolo Bozzacchi

Il Niger non ha sbocchi sul mare. Proprio come la soluzione alla crisi di Niamey non vede ancora la luce. Anzi. La Francia sta evacuando i propri cittadini e il primo volo di rientro lascerà l’Africa già oggi. Molti dei circa cento cittadini italiani in Niger non avrebbero invece intenzione di lasciare il Paese. Per tutti i nostri connazionali che intendono rientrare è stato messo a disposizione dal governo Meloni un volo dedicato. Dal suo canto la destinazione internazionale naturale della giunta militare al potere da appena una settimana in Niger è quella verso Mali, Burkina Faso e Guinea. Altri tre altri paesi a guida militare. Per quella che gli osservatori stanno già definendo “alleanza dei golpisti”. 

L’ultimo di tanti colpi di Stato in Africa

Negli ultimi tre anni sono stati almeno già 12 i golpe e i tentati o riusciti colpi di Stato nella regione del Sahel, che separa l’arido Sahara dalla savana arborata del Sudan. Il colpo di Stato in Niger è solo l’ultima alba di tragedia di una lunga serie, purtroppo non televisiva. In Niger vivono 20 milioni di persone di cui oltre l’80% molto povere.

Perché preoccupa la situazione in Niger

Il Niger fornisce all’Unione europea il 24% dell’uranio di cui l’Europa ha bisogno. E le reciproche accuse di Russia e Ucraina su quanto sta accadendo a Niamey non tranquillizzano. Al momento un intervento militare da parte della Francia non può essere escluso. Non solo per il tono delle dichiarazioni del presidente Macron a seguito del tentato assalto all’Ambasciata francese: “Chiunque attacchi i cittadini francesi, l’esercito, i diplomatici e le sedi francesi vedrà la Francia reagire in modo immediato e inflessibile”. Ma anche perché la giunta militare al potere a Niamey ha denunciato il fatto che sarebbe avvenuto un incontro tra soldati francesi, l’ex ministro delle Finanze, Hassoumi Massaoudou e l’ex capo della Guardia nazionale, Midou Guirey, per firmare un documento che autorizzi la Francia a compiere attacchi contro il palazzo presidenziale. E l’intervento militare è stato anche paventato dalla Comunità degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas). 

La crisi divide il Sahel

La reazione alla ferma condanna del colpo di Stato dei governi di transizione di Mali e Burkina Faso non si è fatta attendere: “Qualsiasi intervento militare contro il Niger porterebbe al ritiro del Burkina Faso e del Mali dall’Ecowas, nonché all’adozione di misure di autodifesa a sostegno delle forze armate e del popolo nigerino”. Il Ciad che non è membro Ecowas sta tentando una difficile mediazione, nella persona del Presidente Mahamat Idriss Deby. L’Algeria ha ribadito sostegno per il “presidente legittimo”, Mohamed Bazoum, mettendo in guardia chi fosse interessato a un intervento militare per risolvere la crisi. “Il ritorno all’ordine costituzionale si deve obbligatoriamente compiere attraverso mezzi pacifici, che evitino al Niger e all’intera regione maggiori insicurezza e instabilità e ulteriori avversità e difficoltà ai nostri popoli”. 

Cosa stanno facendo le persone a Niamey

Prezzi del cibo saliti alle stelle, persone che ritirano tutti i propri risparmi dalle banche. Sono queste le scene raccontate da padre Mauro Armanino, missionario della Società Missioni Africane, a Niamey da oltre 10 anni.

Ironia della sorte dopodomani l’indipendenza del Niger compie 63 anni. Senza sbocchi sul mare.