Esteri

Il Mediterraneo rimane una priorità, nonostante l’avvicinarsi delle elezioni

26
Luglio 2022
Di Flavia Iannilli

Le dimissioni di Draghi e l’avvicinarsi delle elezioni non lasciano respirare il governo. Se da una parte si prospettano meno di due mesi di campagna elettorale bollente, non solo per le temperature, dall’altra non si può trascurare la necessità di assicurare sostegno e continuità agli impegni da portare avanti. L’Italia continua ad essere coinvolta in differenti quadranti dello scacchiere internazionale. Gli incontri multilaterali che si sono susseguiti negli ultimi mesi, dal G7 al vertice NATO, confermano l’ampio ventaglio di partner impegnati tutti verso un’unica direzione: garantire la sovranità territoriale dell’Ucraina con accordi di pace che siano accettati da entrambe le parti.

Il viaggio a Kiev del Presidente dimissionario, insieme a Scholz e Macron, ha trasmesso un segnale di unità non indifferente, forte come l’immagine dei leader in treno insieme. Ma questo non permette di nascondere la testa sotto la sabbia soprattutto per le conseguenze che l’invasione russa ha causato. Si tratta della più grande crisi migratoria dopo la seconda guerra mondiale, oltre allo sconvolgimento della catena alimentare globale causata in maniera particolare dal blocco dell’export relativo al grano. L’accordo di Istanbul ha mostrato una flebile luce in fondo al tunnel, ma l’attacco al porto di Odessa fa tornare tutti con i piedi per terra: salvaguardare l’impegno preso tra Russia e Ucraina è una priorità.

La crisi del grano ha dimostrato quanto le ripercussioni della guerra si riflettano soprattutto sul Mediterraneo. Un’area che non comprende solo l’Italia ma che riguarda da vicino anche l’Africa, che attualmente è un attore imprescindibile per la sicurezza energetica italiana ed europea.

La spaccatura creatasi nell’Europa orientale espande le sue radici anche nel continente africano. La Libia è uno specchio perfetto che permette di tracciare contrapposizioni e rivalità. Un’instabilità che, stando alle parole del Ministro degli esteri Luigi Di Maio ascoltato insieme al Ministro Guerini questa mattina presso le Commissioni Difesa ed Esteri di Camera e Senato, è alimentata dalla presenza dei mercenari russi del Gruppo Wagner. Incertezza che destabilizza l’intera regione mediterranea insieme alla crescente partecipazione di Mosca nel quadrante del Sahel e dell’africa subsahariana, provocando preoccupazione nella NATO. Nonostante l’accordo per le elezioni sia più vicino i nodi da sciogliere sono numerosi e da non sottovalutare.

Non solo la crisi climatica ma la stabilizzazione del terrorismo jihadista, i traffici illeciti che riguardano soprattutto lo sfruttamento dell’immigrazione, la crisi alimentare, i conflitti tra gli stati ed una compagine istituzionale particolarmente precaria; sono solo alcune delle grandi problematiche che si ripercuotono nel Mediterraneo. Una zona che, secondo il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, deve rimanere una priorità assoluta che non si può abbandonare per l’assenza di equilibrio nella politica interna.

Alle difficoltà insite nel continente si aggiunge l’influenza militare russa e la penetrazione economica della Cina per questo Guerini insiste: «Il Mediterraneo Allargato si conferma una macroregione al centro delle dinamiche di sicurezza globali, verso cui l’Italia deve orientare attenzioni e sforzi, pur consapevole che, al momento, i valori democratici e liberali sui quali si fonda l’Occidente sono messi a repentaglio dalla vile invasione dell’Ucraina da parte della Russia».

Altro focus dell’Italia è il fianco est a difesa della NATO partendo dalla missione Enhanced Forward Presence in Lettonia fino all’Air Policing in Polonia. Dall’invasione dell’Ucraina arriva la decisione, da parte dell’Alleanza, «di mettere in campo una nuova iniziativa, la Enhanced Vigilance Activity, che si focalizzerà nella parte Sud-Est dell’area euro-atlantica» specifica Guerini.

Il messaggio è chiaro, le elezioni sono vicine, ma l’Italia non può permettersi di riprendere fiato. Sarebbe un errore difficile da recuperare e questo il presidente Mattarella, nel discorso pronunciato per lo scioglimento delle Camere, lo ha spiegato in maniera netta: «Ho il dovere di sottolineare che il periodo che attraversiamo non consente pause negli interventi indispensabili per contrastare gli effetti della crisi economica e sociale e, in particolare, dell’aumento dell’inflazione che, causata soprattutto dal costo dell’energia e dei prodotti alimentari, comporta pesanti conseguenze per le famiglie e per le imprese. Interventi indispensabili, dunque, per fare fronte alle difficoltà economiche e alle loro ricadute sociali, soprattutto per quanto riguarda i nostri concittadini in condizioni più deboli. Indispensabili per contenere gli effetti della guerra della Russia contro l’Ucraina sul piano della sicurezza dell’Europa e del nostro Paese. Indispensabili per la sempre più necessaria collaborazione a livello europeo e internazionale».