Esteri

Erdogan il mediatore: incontra ad Ankara Abu Mazen e presto Netanyahu

25
Luglio 2023
Di Paolo Bozzacchi

E’ de-escalation la parola chiave al centro degli incontri separati fissati ad Ankara dal Presidente della Türkiye, Recep Tayyip Erdogan. Prima con il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen, poi col primo ministro dello Stato di Israele, Benjamin Netanyahu. Quest’ultimo incontro è stato rimandato solo a causa di un problema di salute per il primo ministro israeliano. Il conflitto tra Israele e Palestina ha recentemente ripreso ad infiammarsi, proprio nella stagione che ha visto le conferme sia di Erdogan sia di Netanyahu alla guida di Ankara e Gerusalemme. La Turchia di Erdogan è protagonista dei tentativi di pace per il conflitto in Ucraina, è stata regista dell’accordo sul grano durato quasi un anno tra Mosca e Kiev (da cui si è sfilata la Russia 10 giorni fa) e in sede NATO ha dato via libera al processo di adesione della Svezia, considerato altamente strategico per l’Alleanza Atlantica. In questa fase Erdogan si sta anche avvicinando molto all’Unione europea, caldeggiando la ripresa della trattativa per l’ingresso della Turchia nell’UE.

L’escalation in atto

Secondo Associated Press nel 2023 oltre 140 palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania dalle forze israeliane. Tra questi purtroppo anche civili, come accaduto nel recente raid a Jenin. Il 2022 rende noto l’Ufficio ONU per gli Affari Umanitari, si è chiuso col triste primato delle più pesanti perdite palestinesi degli ultimi 20 anni. Dopo Jenin i canali informativi e la collaborazione Israele-Palestina sulla sicurezza sono stati interrotti. La Cisgiordania secondo ISPI “ha assunto le sembianze di un arcipelago, in cui la continuità territoriale è completamente frammentata”.    

La posizione e gli interessi di Ankara

Il presidente Erdogan “scambierà punti di vista sulle principali questioni regionali e internazionali” si legge in un primo comunicato della presidenza della Repubblica turca. Poi la Turchia svela altri dettagli. Con Abu Mazen Erdogan discuterà delle modalità per “sviluppare ulteriormente la cooperazione tra la Turchia e lo Stato di Palestina amico e fraterno”. Non solo. “Si parlerà anche della creazione di uno stato palestinese”. E dichiararlo in fase di lancio del vertice non è cosa da poco. Con Netanyahu per Erdogan sarà il primo contatto diretto dopo anni di relazioni complesse, ricostruite lentamente fino alla recente normalizzazione dei rapporti, concretizzata col ritorno degli ambasciatori nelle rispettive sedi. “Le relazioni tra Turchia e Israele saranno riviste sotto diversi punti di vista e verranno discussi problemi regionali e internazionali”, ha fatto sapere Ankara. Tra Turchia e Israele ciò che il destino della Palestina potenzialmente divide, potrebbe essere bilanciato dagli interessi, soprattutto in campo energetico. Protagonista in questo senso il gasdotto “Leviatano”, che consentirebbe il passaggio in Turchia e lo smistamento tra i 10 e i 16 miliardi di metri cubi l’anno di gas israeliano, grazie al gasdotto turco Ceyhan, nel sud del Paese. Ankara già accoglie il gas di Iran, Iraq e Azerbaigian, e ora potrebbe pensare di approvvigionarsi sia da Israele che da altri Paesi del Mediterraneo Orientale. Mentre Israele in questo modo amplierebbe molto il mercato di destinazione del proprio gas.  

La posizione della Palestina

“Una visita molto importante in questo momento di lotta nazionale palestinese”. Così l’ambasciatore palestinese ad Ankara, Faed Mustafa, ha annunciato la visita di Abu Mazen in Turchia. “L’aumento degli attacchi israeliani contro il popolo palestinese e il mancato rispetto degli accordi firmati dal governo israeliano” saranno dunque al centro dei colloqui. E non è certo un mistero che le posizioni di riavvicinamento di Israele a diversi Paesi del mondo arabo stiano ponendo la questione palestinese e l’Anp per lo meno in secondo piano, se non in una posizione di debolezza, rispetto alla congiuntura geopolitica.

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