Esteri

Cina, il Congresso che può cambiare Pechino e il mondo

18
Ottobre 2022
Di Giuliana Mastri

Domenica si è aperto il ventesimo congresso del Partito Comunista cinese che terminerà il 22 ottobre. E quel che ne verrà fuori è di interesse per tutto il mondo. La seconda potenza economica e militare globale è guidata da un presidente, Xi Jinping, che mira alla terza rielezione consecutiva. Cumulando così 15 anni di governo che lo renderebbero il leader più longevo da Mao Zedong. Stando al discorso nella Grande Sala del Popolo a Pechino del 16 ottobre, stavolta ci si aspetta uno Xi capace di riottenere fiducia avendo il coraggio di cambiare strategia. Non più la continua spinta alla crescita ma il consolidamento della posizione ottenuta da Pechino nello scenario globale, recuperando dagli scossoni avuti con la crisi dell’immobiliare e tenendo conto dell’attuale rallentamento dell’economia. Non è escluso infatti l’accantonamento della Via della Seta e una riduzione dei grandi investimenti pubblici e delle partecipazioni statali. Il clima di minor fiducia a Pechino lo si può intuire dal fatto che in questi giorni le banche pubbliche stanno operando per difendere il valore dello Yuan e alcune importanti corporations hanno avviato un piano di riacquisto delle proprie quote azionarie. Inoltre, inusualmente, la pubblicazione dei principali indicatori economici prevista per questa settimana è stata posticipata.

Altro imperativo di Xi la sicurezza interna e sanitaria, ferrea sul Covid. Poi la ripresa di politiche volte ad aumentare la natalità. Soprattutto, come si è evinto dai discorsi preparatori, la riconquista di Taiwan e il pieno controllo di Hong Kong, nell’idea di sviluppare, un po’ sul modello americano, un’influenza militare estesa in più parti del mondo. A partire dal sud-est asiatico.

Non si può certo parlare di una Cina isolazionista, termine questo abusato, ma va da sé che se la Cina è disposta a rallentare, può essere sia una bene che un male. Il Dragone infatti è sia un grande esportatore che un grande importatore. E se da una parte una concorrenza meno agguerrita può giovare, dall’altra nessuno vuole fare a meno della grande mole di importazioni dall’Asia che tengono a galla tante economie instabili. Una Cina che vuole più figli, però, si presume dovrà spendere di più internamente. E questo è un altro fattore che dà da pensare su come dovremo intendere i rapporti economici del prossimo futuro. Senza perciò, come detto, ipotizzare chiusure a riccio improponibili. Ad ogni modo, l’aspetto principale anticipato da Xi è adesso quello della politica estera. Una Cina decisa a riprendere Taiwan e a scongiurare ogni tipo di incertezza a Hong Kong getta una grande ombra sugli equilibri mondiali già mossi dalla guerra in Ucraina. Siccome a quel punto ci si aspetta una reazione degli Stati Uniti.

I media internazionali non si sbilanciano sulle nomine che emergeranno dal congresso. Pur dando favorito Xi Jinping di nuovo alla guida. Dovranno essere rinnovate le cariche del Comitato permanente e degli altri 25 membri del Politburo. Il numero dei membri del Comitato permanente potrebbe anche aumentare. Grande attesa anche per chi sarà il numero due di Xi, poichè Li Keqiang si ritirerà a marzo. Questa settimana non passerà indifferente.

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