Economia

Tessile-Abbigliamento in crisi: flessione nel 2024

20
Maggio 2025
Di Giuliana Mastri

Il comparto del Tessile-Abbigliamento italiano si trova a fare i conti con una fase congiunturale difficile. A confermarlo è l’indagine condotta dall’Ufficio Studi Economici di Confindustria Moda, che fotografa un 2024 all’insegna della debolezza, sia sul fronte del fatturato sia su quello occupazionale. Il 58% delle imprese ha registrato una flessione delle vendite nel quarto trimestre 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con una parte significativa che segnala contrazioni superiori al -20%. Solo il 28% delle aziende ha visto crescere il proprio fatturato, mentre il 14% è rimasto stabile.

Il rallentamento riguarda anche il valore della produzione: il 63% del campione ha segnalato una diminuzione rispetto al 2023. Guardando all’intero anno, la tendenza si conferma: il 67% delle imprese ha chiuso il 2024 in calo, con una flessione media stimata del -6,1%, pari a 59,8 miliardi di euro.

Le aspettative per il 2025 non lasciano presagire una rapida inversione di tendenza. Solo il 21% degli imprenditori prevede un aumento del fatturato nel primo trimestre, contro un 45% che teme un ulteriore calo. Anche considerando l’intero primo semestre dell’anno, prevale la prudenza: il 42% delle imprese stima una flessione, il 35% un incremento, mentre il restante 23% prevede stabilità. Il sentiment generale resta dunque cauto, con il 48% degli imprenditori che confida nella tenuta del mercato, ma ben il 31% che teme un peggioramento.

Guardando alle prospettive di ripartenza, il 43% delle imprese colloca l’inizio della ripresa nella seconda metà del 2025, mentre il 32% ritiene che si dovrà attendere il 2026. Solo il 19% immagina un ritorno alla crescita già dal secondo trimestre di quest’anno, mentre appena il 6% afferma che la ripartenza è già in corso.

Sul fronte occupazionale, la crisi si è fatta sentire: il 44% delle imprese ha registrato un calo del personale a fine 2024, con una flessione media stimata del -0,5%. Tuttavia, per il primo semestre 2025 si prevede una maggiore stabilità: il 75% degli imprenditori prevede un organico invariato rispetto alla fine dell’anno precedente, mentre solo il 16% prevede ulteriori tagli. Il ricorso agli ammortizzatori sociali, che ha riguardato il 35% delle aziende nel quarto trimestre 2024 (con punte oltre l’80% dei lavoratori coinvolti nel 25% dei casi), scenderà leggermente nel primo trimestre del 2025, attestandosi al 32%.

A margine dell’assemblea di Confindustria Moda, tenutasi a Milano a Palazzo Mezzanotte, il neo presidente dell’associazione, Luca Sburlati, ha toccato anche il tema dei dazi internazionali e della concorrenza cinese: «Nessuno sa ancora che cosa succederà. Se noi avessimo un dazio molto alto e altre nazioni, che sono nostri competitor nella produzione industriale, dei dazi più bassi, lì ci sarebbe un delta. Quindi chiaramente potrebbe essere un problema. Ma vediamo, è presto per parlare, vediamo che cosa succederà. Io sono ottimista anche su quello».

Sburlati ha poi sottolineato l’importanza di puntare sull’identità e sulla qualità del prodotto italiano: «Come sempre ci sono opportunità. Se noi rimaniamo sui temi della qualità, dell’eccellenza, anche sui temi della sostenibilità, possiamo mettere delle barriere verso gli altri e vendere davvero prodotti che siano unici. Ma non dobbiamo nasconderci o fare del fake. Perché noi dobbiamo fare prodotti veri, originali, di qualità, qui da noi. Diversamente, certo che potrebbe far paura a qualcun altro che ci replica, ma sennò non ci replica nessuno. Dobbiamo diventare molto più intelligenti e molto più bravi a fare quello che sappiamo fare bene, cioè le cose uniche, belle, delle nostre tradizioni, mettere insieme tecnologia e artigianato».

Un messaggio raccolto anche dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che durante lo stesso evento ha ribadito l’impegno del governo nel sostenere il settore: «La moda è un settore strategico fondamentale, sul quale è nata la concezione del Made in Italy e l’apprezzamento nei consumatori del mondo sui prodotti italiani. Un settore su cui scommettiamo, che attraversa un momento di crisi congiunturale, ed è per questo che abbiamo destinato 250 milioni di euro di contratti di sviluppo e di altre misure, anche per supportare la transizione ambientale del settore».

Urso ha poi annunciato l’avvio del piano Moda Italia: «Stiamo realizzando con le associazioni di impresa un piano Moda Italia che incentivi l’aggregazione di filiera, che abbiamo già presentato ai principali CEO dei brand che producono nel nostro Paese e all’associazione dei settori della filiera, che supporti il trasferimento di competenze tra le generazioni come contenuto nel disegno di legge annuale sulle piccole e medie imprese che ora è all’attenzione del Parlamento per affrontare quelli che sono dei nodi strutturali», come «il passaggio generazionale delle competenze, l’aggregazione e la crescita dimensionale delle imprese, così che possano meglio rispondere alla competizione globale».

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