Economia

Spread sotto i 70 punti, non succedeva dal 2009. Perché e cosa succede ora

04
Dicembre 2025
Di Giampiero Cinelli

Lo Spread «tricolore» continua a restringersi e scende sotto la soglia simbolica dei 70 punti base, segnando nuovi minimi e portandosi ben al di sotto di quello francese, che risente di un quadro politico ed economico più instabile. Il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato viene interpretato come un vero e proprio termometro della solidità di un Paese: quando la fiducia cresce, il mercato premia con spread più contenuti.

Le ragioni profonde del miglioramento
Ci sono motivi più profondi della tenuta del governo a propiziare il risultato e affondano le radici negli anni passati: va infatti sottolineata la linea rigorosa sul bilancio iniziata dopo la crisi del 2011 e sostanzialmente adottata dagli esecutivi di tutti i colori, a eccezione del periodo Draghi, in cui però era possibile sforare per la sospensione del Patto di Stabilità, ed era anche necessario visto il bisogno di riprendersi dopo lo shock pandemico. Nel passato recente, appunto, mentre l’Italia era prudente sui conti consolidava alcuni aspetti macroeconomici, specie quelli della posizione contabile nei confronti dell’estero. Come? Non solo perché si andava riducendo l’esposizione delle banche private italiane rispetto agli istituti creditizi europei ma, in primis, perché l’export era forte e trainante l’economia. Questi parametri, sebbene non sufficienti a colmare la strutturale lacuna della produttività e della competitività con le maggiori economie, era comunque rilevante a determinare una traiettoria da Paese importante e affidabile. Il punto, però, è che gli osservatori internazionali continuavano a non evidenziarlo e a non considerarlo abbastanza. Il resto, nel generare la risalita del rating, lo ha fatto la crisi dei due principali competitor/partner, Francia e Germania, che oggi pensano a politiche molto espansive scontentando i mercati finanziari. Se i più forti si piegano, gli altri appaiono meno peggio di prima.

La dinamica
Nelle ultime ore il divario tra il decennale italiano e il Bund tedesco si è assestato a 70 punti, dopo aver toccato un minimo intraday di 69,52 punti, livello che non si vedeva dal dicembre 2009. È una distanza che appare quasi irreale se confrontata con il picco di 574 punti raggiunto nel novembre 2011, nel pieno della crisi del debito sovrano. Oggi il BTP a dieci anni rende il 3,44%, contro il 2,74% del pari scadenza tedesco. In Francia, il decennale OAT si attesta al 3,48%, con uno spread di 74 punti; la Grecia fa ancora meglio, con un differenziale a 66 punti e un rendimento al 3,40%, mentre la Spagna resta più in basso, a 49 punti, con i Bonos al 3,23%.

Il risparmio sugli interessi
Il progressivo miglioramento del differenziale italiano, che riduce il costo del debito e quindi la spesa per interessi del Tesoro, è interpretato come un segnale di maggiore stabilità politica e di una gestione economica considerata credibile e coerente. Uno dei motivi per cui, negli ultimi mesi, le principali agenzie di rating hanno rivisto al rialzo il giudizio sull’Italia, riconoscendo la solidità dei conti pubblici e la capacità del governo di portare avanti un’agenda economica leggibile. Questo lascia margini di spesa più ampi. Bisognerà vedere in che misura e come il governo deciderà di utilizzarli. Un trend del genere, potrebbe cumulare anche una decina di miliardi da usare.

I passaggi degli ultimi mesi
La prima mossa è arrivata da Fitch a settembre, con l’upgrade del rating sovrano a BBB+ e outlook stabile: il primo miglioramento della valutazione dal 2021, motivato da una disciplina di bilancio più rigorosa, da un quadro politico ritenuto stabile e da una maggiore affidabilità fiscale. A ottobre è stata poi la volta di S&P Global, che ha confermato il giudizio BBB+ con outlook stabile, segnalando un apprezzamento per l’andamento dei conti pubblici. Nei mesi successivi hanno seguito la stessa direzione anche Morningstar DBRS, che ha alzato il rating dell’Italia ad A (Low) con un trend tornato stabile, e Scope Ratings, che ha confermato il BBB+ migliorando però l’outlook a positivo. L’ultimo intervento è arrivato da Moody’s, che ha portato la valutazione da Baa3 a Baa2 e ha rivisto l’outlook da positivo a stabile, chiudendo così un ciclo di revisioni che complessivamente rafforza l’immagine finanziaria del Paese.