Economia
Previdenza complementare, Pepe (Covip): “Iscritti oltre i 10 milioni, ma serve un nuovo modello”
Di Ilaria Donatio
Nel 2024 gli iscritti alla previdenza complementare in Italia hanno superato la soglia simbolica dei 10 milioni. Un risultato che, insieme ai rendimenti a doppia cifra registrati da molte linee azionarie, conferma il buon momento del settore. Ma il quadro resta tutt’altro che risolto. A evidenziarlo è il presidente della Covip Mario Pepe, nella sua prima Relazione annuale alla guida della Commissione di vigilanza sui fondi pensione, presentata oggi a Montecitorio.
Pepe ha sottolineato i progressi compiuti, a partire dal consolidamento delle forme pensionistiche – oggi 291, contro le oltre 600 del 1999 – e dal valore delle risorse accumulate, che toccano quota 243 miliardi di euro, in crescita dell’8,5% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, il presidente invita a guardare oltre i numeri: serve una riforma del modello. «Dobbiamo prendere atto del cambiamento demografico e della nuova realtà del mercato del lavoro», ha detto, proponendo un passaggio al cosiddetto modello “life-cycle”, in linea con le migliori prassi internazionali raccomandate anche dall’Ocse.
L’obiettivo? Superare il dualismo tra chi aderisce (in prevalenza uomini, lavoratori stabili e del Nord) e chi resta ai margini: giovani, donne e residenti nel Mezzogiorno. A fine 2024, la partecipazione femminile si fermava al 38,4%, e solo il 29,9% dei lavoratori tra i 15 e i 34 anni risultava iscritto a una forma di previdenza integrativa.
Il quadro, secondo Pepe, richiede anche strumenti nuovi di tutela: come un Arbitro previdenziale, sul modello di quelli già attivi in ambito bancario e assicurativo, per risolvere in modo semplice e rapido le controversie tra iscritti, casse e datori di lavoro. Nel 2024, la Covip ha ricevuto oltre 500 esposti e registrato circa 3.800 reclami, in larga parte legati alla gestione amministrativa dei fondi.
Tra le proposte, anche un “bonus alla nascita” per incentivare l’iscrizione dei minori e favorire l’educazione finanziaria in famiglia. Un salvadanaio previdenziale da cui attingere in futuro anche per sostenere gli studi.
A fare eco all’intervento di Pepe è stato il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, che ha ribadito la necessità di rafforzare il secondo pilastro. «Nei prossimi anni le pensioni saranno più povere, anche se la spesa complessiva non calerà. Per questo è fondamentale che i giovani comprendano l’importanza della previdenza complementare», ha dichiarato. E ha aggiunto: «Dobbiamo cominciare a parlare anche di long term care. Il futuro ci chiede risposte oggi, altrimenti dal 2040 avremo una curva discendente – e pensionati poveri».
