Economia
Ponte sullo Stretto, lavori in corso (da duemila anni)
Di Marta Calderini
Narra una leggenda che ai tempi dei Romani, intorno al 250 a.C., un manipolo di legionari costruì un ponte di zattere per far passare 104 elefanti da una sponda all’altra dello Stretto di Messina. Dopo di loro, si narra che anche Carlo Magno, giunto in Calabria, chiese chiede ai suoi uomini di realizzare una serie di ponti galleggianti. Se queste storie siano vere o no, poco importa: il Ponte sullo Stretto è sempre stato più un racconto che un’opera, una suggestione ciclica, un’infrastruttura destinata ad attraversare secoli, governi e stagioni politiche, oltre ai pochi di mare che separano Reggio Calabria da Messina.
L’ultimo a rilanciarlo, in ordine cronologico, è il governo Meloni, che nell’agosto del 2025 ha approvato il progetto definitivo del ponte sospeso più lungo del mondo: 3,3 chilometri di campata centrale, sei corsie stradali, due binari ferroviari, un cantiere da 15 miliardi e la promessa (l’ennesima) di un’inaugurazione entro il 2033.
Eppure, a voler scavare, la prima vera proposta risale al 1840, quando Ferdinando II, re del Regno delle Due Sicilie, incaricò un gruppo di tecnici di studiare la fattibilità di un collegamento stabile. La risposta fu un secco no: troppo costoso, troppo ambizioso, quasi folle. Più o meno le stesse obiezioni che torneranno puntuali in ogni decennio successivo. Dopo l’Unità d’Italia ci prova il ministro dei Lavori Pubblici, Stefano Jacini,i nel 1866, poi arrivano le idee fantasiose del primo Novecento, frenate dal terremoto devastante del 1908.
Nel dopoguerra, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, si susseguono progetti, plastici, concorsi: c’è chi propone ponti a campata unica, chi tunnel sottomarini, chi strutture galleggianti, chi ponti con piloni a forma di “Y”. In un concorso internazionale del 1969 partecipano addirittura 143 gruppi di progettazione. Vengono destinati 3,2 miliardi di lire agli studi preliminari, segnando l’inizio degli investimenti statali per la realizzazione del ponte. Tra le soluzioni premiate figurano un tunnel sommerso a mezz’acqua ancorato al fondale con cavi d’acciaio, un ponte strallato a tre campate, e diverse varianti di ponti sospesi: a campata unica, a tre, quattro e cinque campate.
Nel 1981 nasce la Società Stretto di Messina Spa, incaricata ufficialmente della progettazione dell’opera e dopo vari studi viene approvata la soluzione del ponte sospeso a unica campata. Nel 1985 il Presidente del Consiglio, Bettino Craxi, annuncia che il ponte si farà: viene approvato un progetto definitivo, si inizia a parlare di espropri, si prevedono i cantieri. Poi arriva Mani Pulite che, insieme alla fine ponte, segna anche quella della Prima Repubblica.
Dieci anni dopo, lo rilancia Silvio Berlusconi presentandolo in conferenza stampa come grande opera strategica e lo affida a Eurolink con un bando internazionale. Ma anche qui, dopo l’entusiasmo, arriva il gelo: il governo Prodi blocca tutto nel 2006, poi ci riprova Tremonti nel 2009, con un nuovo progetto definitivo approvato nel 2011. I lavori preliminari partono davvero, ma nel 2013 la società viene liquidata e tutto si ferma, di nuovo.
A turno, ci provano Renzi, Conte, Salvini, persino il Mario Draghi provò a togliere un po’ di polvere dal progetto affidando a Ferrovie dello Stato lo studio di fattibilità. Ma la vera svolta arriva, nel 2023, il governo Meloni riattiva la Stretto di Messina S.p.A., annuncia modifiche minime al vecchio progetto, lo dichiara sostenibile, moderno, necessario.
Due anni dopo, ad agosto 2025, arriva l’approvazione definitiva: “il ponte si farà”. E forse sì, stavolta si farà davvero e potrebbe essere intitolato a Silvio Berlusconi. L’entusiasmo, però, è frenato da duemila anni di annunci, tentativi, fallimenti. L’inizio dei lavori è atteso tra settembre e ottobre, l’inaugurazione è prevista nel 2032. Non ci resta, quindi, che aspettare.





