Economia

I paradisi fiscali sono il peer-to-peer e i Paesi che non ti aspetti

27
Maggio 2020
Di Redazione

Scordatevi le Isole Cayman e la Svizzera. Nel New Normal dell'era Coronavirus anche i Paradisi Fiscali si adeguano. 

La black list dell'Agenzia delle Entrate comprende oggi ben 55 Paesi, di cui fanno parte tra gli altri anche gli inaspettati Emirati Arabi, Uruguay, Hong Kong, Singapore, Libano e Filippine.

Tecnicamente sono Paesi a fiscalità privilegiata ai fini Irpef. Di fatto sono luoghi che l'Italia considera il buen retiro ideale per i furbetti che vogliono evadere il Fisco. Dal punto di vista del contribuente vessato il paradiso fiscale è un rifugio dalla tassazione sui redditi, con tecniche di elusione fiscale degne dei migliori film sulle truffe organizzate.

Ci sono poi le imprese che spostano i propri profitti dove le tasse sono più basse: è il fenomeno del profit shifting. Di fatto queste operazioni sottraggono denaro al Paese con la tassazione più alta, che invece va nelle tasche dello Stato di quelli che offrono aliquote agevolate. Secondo dati recenti l'Italia subisce profit shifting per circa 24 miliardi di euro l'anno, una vera e propria Finanziaria. Inoltre a causa dei paradisi fiscali perde il 19% delle entrate tributarie delle imprese (cioè per ogni 5 euro di tasse pagate dalle imprese in Italia, un euro sparisce altrove). Stiamo parlando di 7,5 miliardi di euro di mancate entrate, di cui 6,5 miliardi nella stessa Unione europea.

Tra i Paradisi fiscali Ue più gettonati ci sono: Malta, Lussemburgo, Cipro, Ungheria, Irlanda e Olanda. Solo i Paesi Bassi hanno sottratto all'Italia1,5 miliardi di euro nel corso del 2019, mentre il Lussemburgo ha attirato a sé 3 miliardi di euro e l'Irlanda 1,6 miliardi.

Ma i Paradisi fiscali fisici sono già demodé. Con i Bitcoin e le criptovalute non ci sono imposte che tengono. Il peer-to-peer e gli wallet anonimi sono il New Modern dell'elusione.

 

 

Nicolò Marcon