Economia
Ocse: crescita globale in calo nel 2025 e 2026, pesano dazi, tassi e guerre
Di Giampiero Cinelli
Le condizioni dell’economia globale si stanno deteriorando. Lo segnala l’ultimo Economic Outlook dell’Ocse, secondo cui a incidere negativamente sono «le elevate barriere al commercio, il restringimento delle condizioni finanziarie, la perdita di fiducia e l’aumento dell’incertezza politica», fattori che andranno a pesare sulla crescita a livello mondiale.
Secondo le previsioni dell’organizzazione, l’economia globale rallenterà, passando dal +3,3% atteso per il 2024 al +2,9% nel 2025 e mantenendosi su questo stesso livello anche nel 2026.
Il rallentamento sarà più marcato in alcune grandi economie. «La decelerazione colpirà soprattutto Stati Uniti, Canada, Messico e Cina», sottolinea l’Ocse, mentre per il resto del mondo si prevedono correzioni più contenute.
Negli Stati Uniti, il Pil dovrebbe crescere del 2,8% nel 2024 per poi scendere all’1,6% nel 2025 e all’1,5% nel 2026. In Cina, si prospetta un rallentamento dal 5% previsto per quest’anno al 4,7% nel 2025 e al 4,3% l’anno successivo.
Per l’Italia, l’organizzazione prevede una crescita modesta: +0,7% nel 2024, in leggero calo allo 0,6% nel 2025, per poi tornare allo 0,7% nel 2026. Rispetto alle stime precedenti, si tratta di una revisione al ribasso. Nell’area euro, si intravede un lieve rafforzamento, con una crescita dello 0,8% nel 2024, dell’1% nel 2025 e dell’1,2% nel 2026.
Tra i rischi principali evidenziati dall’Ocse vi è la possibilità che «l’inasprirsi delle barriere commerciali, anche attraverso nuove tariffe e misure di ritorsione, accentui la frammentazione degli scambi e provochi gravi interruzioni nelle catene di fornitura globali». Inoltre, «l’inflazione potrebbe rivelarsi più persistente del previsto, soprattutto nei Paesi alle prese con alti costi commerciali o forti tensioni sul mercato del lavoro», con il rischio di ulteriori stretta monetaria e indebolimento della crescita.
L’organizzazione mette anche in guardia rispetto alla pressione crescente derivante dai costi del debito pubblico, che «potrebbe aggravare la situazione fiscale a livello globale», con un impatto maggiore sui Paesi a basso reddito, già penalizzati da condizioni finanziarie rigide. Per quanto riguarda i mercati azionari, l’Ocse osserva che «dopo aver superato una recente crisi, restano tuttavia esposti a forti oscillazioni».
Nel giorno della presentazione delle nuove prospettive economiche, l’Ocse lancia un appello: «La rimozione delle nuove barriere commerciali contribuirebbe a migliorare le prospettive di crescita globale e a ridurre le pressioni inflazionistiche». Inoltre, invita a «una soluzione pacifica della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e dei conflitti in corso in Medio Oriente», un passo che «potrebbe avere effetti positivi sulla fiducia e sugli investimenti».
Commentando i dati, il segretario generale Mathias Cormann sottolinea che «l’economia globale è passata da una fase di crescita robusta e inflazione in calo a un contesto molto più incerto». A detta di Cormann, «l’attuale incertezza politica sta minando il commercio e gli investimenti, influendo negativamente sulla fiducia e frenando le prospettive di crescita». Il segretario generale invita i governi a «collaborare in modo costruttivo per risolvere i problemi del commercio internazionale attraverso il dialogo, mantenendo aperti i mercati e difendendo i vantaggi di un sistema commerciale basato sulle regole: concorrenza, innovazione, produttività, efficienza e, in definitiva, crescita».
Per quanto riguarda l’Italia, le stime Ocse indicano una riduzione del deficit al 3,1% del Pil nel 2025 e al 2,8% nel 2026, con un conseguente calo del rapporto debito/Pil dal 148,2% al 147,7%. Tali previsioni si inseriscono in un quadro in cui, si legge, «il governo resta impegnato nella riduzione del deficit e nel ripristino di una sostenibilità fiscale di medio termine».
