Economia

Mercati guardinghi a fine anno, inflazione bassa in Italia

18
Dicembre 2025
Di Lorenzo Berna

I mercati si avviano verso l’ultima curva del 2025 con il freno a mano tipico di fine anno, ma con un calendario capace di rianimare la volatilità. Negli Stati Uniti è attesa una settimana densa di numeri, soprattutto su inflazione e mercato del lavoro. In Europa riflettori puntati sull’ultima riunione dell’anno della Bce, mentre nel Regno Unito toccherà alla Bank of England fare il punto.

«L’appetito per il rischio e i volumi sono tradizionalmente bassi in questo periodo dell’anno ma, dato il calendario di dati/eventi, sembrano esserci i presupposti per vedere una certa dose di volatilità», mettono in guardia gli strategist di Mps Capital Services.

Intanto, dalla zona euro è arrivata una prima fotografia dell’economia di dicembre, con segnali di crescita più fiacca: il rallentamento è legato a un nuovo arretramento della manifattura e a un terziario meno tonico. Sullo sfondo pesa soprattutto la Germania, dove la crisi industriale viene descritta come in intensificazione.

Secondo S&P Global, l’Indice HCOB PMI Flash Composito dell’Eurozona è sceso a 51,9 dal 52,8 finale di novembre, restando però sopra la soglia dei 50 che separa espansione e contrazione. Peggio delle attese anche i due sottoindici: il PMI servizi è sceso a 52,6 da 53,6 e il manifatturiero a 49,2 da 49,6, entrambi sotto il consensus Bloomberg.

Il quadro non è uniforme: «Nonostante un’espansione più lenta, il settore terziario continua a mostrare uno stato di salute relativamente buono», osserva Cyrus de la Rubia, capo economista di Hamburg Commercial Bank, spiegando che le imprese non stanno soffrendo sul fronte dei nuovi ordini e continuano ad assumere, pur mostrando maggiore cautela guardando ai prossimi mesi. De la Rubia lega poi il tema dei prezzi alla riunione della Bce, notando che «a dicembre, l’inflazione dei costi nel settore dei servizi ha raggiunto il suo livello maggiore degli ultimi nove mesi», un segnale che per Francoforte resta sensibile, dato il monitoraggio ravvicinato dell’inflazione nei servizi.

Per ING, nonostante la frenata «l’indice PMI composito rimane a un livello discreto», lasciando intendere che il quarto trimestre possa ancora chiudere con una crescita positiva dell’Eurozona: i nuovi ordini risultano in aumento e anche l’occupazione continua a salire.

Sul fronte italiano, anche il dato definitivo dell’Istat: a novembre l’inflazione è scesa all’1,1%, minimo da gennaio. A pesare sono stati soprattutto il rallentamento dei prezzi degli alimentari non lavorati, la dinamica degli energetici regolamentati e alcune voci dei servizi, in particolare i trasporti, solo in parte bilanciati dal minore calo degli energetici non regolamentati. In miglioramento anche il “carrello della spesa”, con un tasso annuo in riduzione, mentre l’inflazione di fondo si è attestata al +1,7%.