Economia
Marinella: “Made in Naples, spirito globale: il Sud che rilancia l’identità italiana”
Di Valentina Ricci
Nel cuore del lungomare partenopeo, da oltre un secolo E. Marinella è sinonimo di eleganza sartoriale e artigianato di eccellenza. Il marchio, oggi riconosciuto a livello internazionale, continua a rimanere profondamente legato alla città di Napoli e al Mezzogiorno. Lo abbiamo chiesto direttamente a Maurizio Marinella, che guida l’azienda insieme al figlio Alessandro, nel segno della continuità familiare e dell’innovazione.
Napoli ha giocato un ruolo decisivo nella storia della vostra azienda. Che peso ha avuto questo legame nella crescita del marchio?
«Credo che Marinella non sarebbe potuta nascere in nessun altro luogo. Il rapporto con Napoli è stato una catena virtuosa: la città ha dato forza a noi e noi, in qualche modo, abbiamo restituito valore. Marinella è artigianalità, ma anche accoglienza, calore, unicità. Apriamo il negozio alle 6:30 del mattino per offrire un caffè e una sfogliatella, per far sentire il cliente a casa. Questa esperienza, questa emozione, la si vive pienamente solo qui. Altrove è più difficile da ricreare. Napoli è la nostra identità, e oggi rappresenta un valore aggiunto anche nella percezione internazionale del brand».
Oggi si parla molto di rilancio del Mezzogiorno. Ritiene che le politiche pubbliche siano efficaci?
«C’è sicuramente un’attenzione crescente verso il Sud: lo vedo dagli investimenti, dall’interesse di grandi gruppi e fondi. C’è voglia di Napoli, di Mezzogiorno. Ma servono interventi più strategici e meno puramente finanziari. Per esempio, l’arrivo della Coppa America porterà a Napoli professionisti, ingegneri, strutture: è l’occasione per costruire reti e competenze. Il Sud ha un potenziale enorme, ma va accompagnato con visione. Spesso i fondi vengono distribuiti senza un disegno chiaro. Occorre puntare sulla qualità e sulle eccellenze locali, non su operazioni mordi e fuggi».
Il brand “Napoli” può essere un punto di partenza per le imprese del territorio che vogliono internazionalizzarsi?
«Assolutamente sì. Oggi Napoli è sinonimo di storia, cultura, artigianato, gastronomia. È un concentrato di valori che il mondo cerca. Abbiamo conservato tradizioni che altrove si sono perse. Non è solo una questione di immagine: è autenticità. La gente cerca esperienze vere, storie vere. E Napoli offre tutto questo. Il Sud può diventare il cuore pulsante di un nuovo Made in Italy, fondato sulle emozioni, la qualità e la creatività».
Dal punto di vista aziendale, come sta vivendo il passaggio generazionale con suo figlio Alessandro?
«All’inizio non è stato facile. Io ero molto rigoroso, lui è entrato con idee nuove e grande determinazione. Abbiamo avuto alcuni scontri, ma oggi siamo come due binari che vanno nella stessa direzione, verso lo stesso obiettivo e uniti dall’amore per la nostra azienda e il nostro territorio. Il nostro è un rapporto complementare: visioni diverse ma obiettivi comuni. Alessandro ha dato slancio a E. Marinella, anche nei mercati esteri, e ha contribuito alla nostra crescita in settori nuovi. Il nostro è un esempio riuscito di passaggio generazionale, e può diventare un modello per molte realtà del Sud».
E infatti oggi Marinella non è più solo sinonimo di cravatta. Com’è cambiato il vostro posizionamento?
«Un tempo il cliente veniva da Marinella per la cravatta. Oggi entra chiedendo un foulard, un profumo, un costume da bagno. Abbiamo diversificato l’offerta senza tradire la nostra identità. Questo ci ha reso più forti, anche all’estero. Siamo apparsi su riviste internazionali – giapponesi, americane, arabe – e la percezione del brand sta cambiando. Marinella non è solo un prodotto, è un’esperienza. E questo è ciò che ci distingue».
In un contesto globale complesso, con dazi e concorrenza internazionale, come si può tutelare il Made in Italy e il Made in Naples?
«C’è molta confusione a livello globale. Un giorno si parla di apertura, il giorno dopo di restrizioni. Serve una strategia nazionale. Il Ministro Urso, che stimo molto, dovrebbe pensare a un elenco di prodotti simbolo da tutelare, valorizzare, proteggere. L’Italia ha un patrimonio produttivo che nessun altro possiede. Ma dobbiamo crederci. Il Made in Naples è parte di questo patrimonio: va difeso, raccontato e promosso, perché è portatore di autenticità, bellezza e identità».





