Economia
Italia, età della pensione troppo alta, la Uil rilancia
Di Giuliana Mastri
Secondo un’analisi realizzata dal Servizio Stato sociale, Politiche economiche e fiscali della Uil, l’Italia figura tra le nazioni europee con l’età pensionabile legale più elevata: 67 anni per uomini e donne. Questo valore, legato all’aspettativa di vita, potrebbe salire fino a 71 anni entro il 2060. Una prospettiva che spinge il sindacato, guidato da Pierpaolo Bombardieri, a sollecitare l’apertura di un tavolo di confronto con il governo sulla riforma del sistema previdenziale.
Il segretario confederale Santo Biondo evidenzia la necessità di introdurre un meccanismo di uscita flessibile dal lavoro a partire dai 62 anni, senza penalizzazioni economiche, riconoscendo pienamente le condizioni di chi svolge attività gravose o usuranti. Particolare attenzione viene richiesta anche per donne e giovani. A questo proposito, la Uil chiede il ripristino di Opzione donna alle condizioni precedenti: accesso a 58 anni, senza criteri discriminatori.
Lo studio mette in luce che l’età pensionabile in Italia è, assieme a quella di Grecia, Danimarca e Paesi Bassi, la più alta d’Europa. Inoltre, sono previsti ulteriori aumenti nei prossimi anni: tre mesi in più nel 2027 e altri due nel 2029, secondo le stime Istat sull’aumento della speranza di vita a 65 anni.
Diversa la situazione negli altri Paesi europei, dove prevale un approccio più flessibile e differenziato. In Francia, ad esempio, l’età pensionabile è stata recentemente alzata a 64 anni, seppur con forti proteste. In Spagna, Germania, Irlanda e Paesi Bassi, gli aumenti verso i 67 anni sono previsti con tempistiche più dilatate e con maggiori possibilità di pensionamento anticipato.
La Uil critica anche l’operato del governo Meloni, accusato di aver promesso il superamento della legge Fornero ma di aver invece introdotto misure che complicano ulteriormente l’accesso alla pensione. Secondo i dati INPS, nel 2024 le pensioni anticipate sono calate del 15,7% rispetto all’anno precedente. Particolarmente critica la situazione per Opzione donna: la riforma ha reso più rigidi i criteri di accesso e ha causato una drastica riduzione delle domande accolte, crollate del 70,92%. Le previsioni per il 2025 indicano un ulteriore calo.
Alla luce di questi dati, la Uil ribadisce l’urgenza di avviare un confronto strutturato e continuativo con il governo, per una riforma previdenziale organica e inclusiva. La proposta centrale rimane una pensione flessibile dai 62 anni, senza penalizzazioni, riconoscendo pienamente la fatica dei lavori più pesanti e tutelando le lavoratrici. Il sindacato chiede inoltre che alle madri lavoratrici venga riconosciuto un anticipo di 12 mesi sulla pensione per ogni figlio, come segno concreto del valore del loro contributo alla società.
Una posizione che trova sponda anche negli altri sindacati: Cgil e Cisl hanno infatti espresso disponibilità a riaprire il dialogo sul sistema pensionistico.
