Economia
ILVA, Urso: «Decisione inevitabile» nella riunione al Mimit
Di Giampiero Cinelli
Alla vigilia della riunione decisiva convocata al Ministero delle Imprese e del Made in Italy sull’ex ILVA di Taranto, il ministro Adolfo Urso ha lanciato un chiaro monito: «Non possiamo fare che “mentre Roma discute, Sagunto cade”: le discussioni sono al termine, bisogna passare alle decisioni. È inevitabile» che dall’incontro previsto domani emerga una scelta definitiva.
Il vertice, organizzato d’intesa con il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, si preannuncia come un momento cruciale. «Potrebbe iniziare alle 9.30 e proseguire in nottata. Ci siamo attrezzati al ministero per restare operativi anche durante la notte, così da arrivare a una sintesi il giorno successivo», ha spiegato Urso. Il ministro ha assicurato: «Chiuderò la riunione solo quando ci sarà una decisione comune. Se sarà positiva o negativa, lo decideremo insieme».
L’incontro servirà anche a illustrare in maniera compiuta le proposte sul piano di decarbonizzazione, che costituiranno la base dell’Accordo di programma necessario per il rilascio dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). «Le valutazioni degli enti locali non sono ancora arrivate», ha precisato Urso, ma resta fissato il confronto con tutti gli attori istituzionali e i potenziali sottoscrittori dell’intesa. Una scadenza che non può più essere rinviata, anche in vista della conferenza dei servizi prevista per giovedì e della sentenza del Tribunale di Milano, che potrebbe disporre la chiusura degli impianti se non si raggiungerà un’intesa condivisa.
Nel frattempo, i sindacati accendono i riflettori su una questione che ritengono prioritaria: la continuità produttiva. «Senza produzione stabile, nessuna decarbonizzazione è possibile», avvertono Fim, Fiom e Uilm in un comunicato dai toni perentori. La situazione degli impianti viene descritta come drammatica: l’incidente all’Altoforno 1, la mancata riattivazione dell’Afo2, i problemi strutturali dell’Afo4 e l’assenza di un piano finanziario affidabile mettono a rischio la sopravvivenza stessa del sito siderurgico.
«Serve un intervento diretto dello Stato per mettere in sicurezza gli impianti e garantire una marcia sostenibile, soprattutto per altiforni e acciaierie», si legge nella nota. I sindacati giudicano inoltre insufficiente lo stanziamento da 200 milioni previsto dal decreto attualmente in fase di conversione: non basterebbe a far ripartire gli impianti né a dare credibilità all’obiettivo delle sei milioni di tonnellate annue di produzione entro il 2026.
«Non si può basare tutto sulla speranza che l’unico altoforno in funzione non si fermi irrimediabilmente», concludono le sigle metalmeccaniche, ribadendo che ogni progetto di transizione ecologica deve poggiare su basi industriali solide.
La giornata di domani si prospetta quindi come un punto di svolta. Il futuro dell’ex ILVA – tra produzione, investimenti e transizione ambientale – è più che mai appeso a un filo.





