Economia

Governo Meloni, i nodi sotto la lente degli investitori

27
Settembre 2022
Di Massimiliano Mellone

Gli italiani hanno deciso che a guidare il Paese sarà la coalizione di centrodestra guidata da Giorgia Meloni, che è pronta a assumere l’incarico di primo ministro. In generale tra gli investitori l’esito delle elezioni era in gran parte previsto e l’opinione diffusa è che le politiche del nuovo governo non devieranno gran che dalla strada seguita dal governo Draghi. In realtà per gli operatori si potrà tracciare un bilancio solo nei prossimi mesi, quando il centrodestra inizierà concretamente a governare.

Meloni si troverà a fronteggiare grandi sfide: una su tutte, il rallentamento dell’economia italiana colpita da vari fattori come l’invasione russa dell’Ucraina, gli aumenti dei prezzi dell’energia e l’aumento dei tassi di interesse. A provocare una gelata nelle prospettive di crescita tricolore è l’Ocse secondo cui la crescita dell’Italia calerà dal 3,4% atteso per il 2022 allo 0,4% stimato per il prossimo anno. L’agenzia di rating S&P vede ancora peggio e taglia la crescita italiana del 2023 dal +2,1% a -0,1%, indicando per quest’anno una crescita del 3,1%, comunque inferiore al precedente 3,4% stimato qualche mese fa.

Anche secondo gli analisti di Equita i risultati delle elezioni non sembrano una sorpresa rispetto a quanto era emerso nelle scorse settimane. “Al margine, la posizione relativa più forte di FdI rispetto alla Lega porta a ipotizzare un’impostazione di politica economica probabilmente meno aggressiva e un maggiore supporto in politica internazionale alle posizioni Usa/Ue”. Dal punto di vista dei mercati “ci aspettiamo che lo spread BTP-Bund possa assestarsi attorno ai 230-250 punti base in attesa che il mercato vada a valutare la composizione del governo e la legge di bilancio, a meno che non ci sia un cambio di tono da parte del nuovo governo o un deciso peggioramento del contesto macro”.

Intanto ieri il FTSE MIB non ha registrato turbolenze, chiudendo in rialzo dello 0,67%. Per Alessandro Allegri, amministratore delegato di Ambrosetti Asset Management, la reazione “controllata” dei mercati all’esito delle elezioni politiche è dovuta al fatto di avere avuto un esito scontato, in linea con le previsioni, e alla prospettiva della creazione di un governo stabile. «Le tensioni sui mercati in questo momento non derivano da un tema politico e da un rischio Italia anche se bisognerà capire la direzione che dovrà prendere questo esecutivo: avendo davanti delle scadenze tecniche importanti che riguardano il Pnrr, più saremo allineati e in continuità con le linee guida del governo Draghi e meno avremo problemi. Se invece ci staccheremo sarà diverso».

Secondo Intermonte, i rapporti con l’Ue e il nodo del Pnrr, con l’eventuale revisione che la maggioranza di governo intende discutere, saranno aspetti da monitorare nel breve termine. «Riteniamo che i mercati possano avere un atteggiamento prudente e scettico post elezioni sui titoli domestici e sullo spread fino a quando non vi sarà maggiore chiarezza su chi verrà chiamato a ricoprire ruoli chiave nel nuovo governo». Per gli analisti “il primo banco di prova delle politiche economiche sarà l’approvazione della legge di bilancio 2023 entro la fine dell’anno con le indicazioni sullo scostamento di bilancio e sulla traiettoria del debito pubblico che saranno un punto rilevante per verificare le intenzioni del governo di centrodestra in un momento congiunturale molto complesso”.

A vedere ancora rischi per la stabilità fiscale dell’Italia nel medio termine è Annalisa Piazza, analista per la ricerca sul reddito fisso di MFS Investment Management, per quanto riconosca anche lei che i toni con l’Ue siano stati ammorbiditi durante la campagna elettorale. «I rischi legati all’attuazione del Pnrr rappresentano un’altra sfida per il nuovo governo. Un ritardo potrebbe mettere ancora più sotto pressione le emissioni nazionali. Pertanto, non si possono escludere completamente ritardi e tensioni con Bruxelles e la volatilità dei Btp continuerà fino a quando il quadro generale non sarà più chiaro».

Infine Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di Ig Italia, ricorda che venerdì 30 settembre Moody’s si pronuncerà sul rating del debito italiano. «Con una valutazione Baa3 con outlook negativo il rischio è che gli esperti dell’agenzia di rating possano decidere per il downgrade a “junk”. La nostra view è che Moody’s rimanderà tale decisione dopo la scelta della composizione del governo e della legge di bilancio 2023. Proprio questi due ultimi punti sono particolarmente seguiti dagli investitori».