Economia

Bonomi, bollette: se l’UE non batte un colpo, 50 miliardi dal governo

10
Ottobre 2022
Di Giampiero Cinelli

Guerra, cambio governo, Pnrr e caro bollette. Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi non chiude la porta all’idea di fare la propria parte. In esteso, si riferisce al mondo industriale. Ma sulla tasse degli extraprofitti, parlando a La Stampa, è diretto: «Pensata male. Per questo non riuscita. Non si può applicare un maggior prelievo solo in base agli andamenti periodici. Sarebbe stato molto più sensato ricorrere alle addizionali Ires. Per altro la tassa vuole essere applicata anche ad aziende che non operano esclusivamente nel settore della fornitura e import di energia. Ecco perché i ricorsi fioccheranno e ne sentiremo parlare per anni».

Ciò non significa, secondo il presidente, che le imprese debbano continuare a spingere in alto i prezzi. Si possono accettare minori margini, purché il costo delle bollette sia via via abbattuto. E sulla manovra principe che attende il nuovo governo, Bonomi non ha paura di prendere posizioni minoritarie: «Servono 50 miliardi. Se l’Europa non fa la sua parte deve spenderli lo Stato». Nel 2023 per le imprese la bolletta peserà complessivamente 110 miliardi. Va da sé che la paura di nuovo debito in un contesto sfavorevole, è enormemente meno rilevante dello scenario di una recessione e di larghe fette di settore produttivo costrette a fermarsi. Saracinesche chiuse, meno lavoro, cassa integrazione, portano comunque a più debito. E quando gli viene chiesto come l’Italia possa approntare una manovra così coraggiosa senza finire preda della speculazione, Carlo Bonomi si dice fiducioso che gli operatori capiranno la situazione. Cioè un contesto in cui l’Europa non ha ancora trovato una quadra a causa dei veti incrociati.

Preoccupazione sì. Ma nella sobrietà. Tanto che la flat tax viene definita «immaginifica». Per ragioni di coperture. Ma poi anche perché bisogna guardare avanti. Come il presidente di Confindustria ricorda, la legge delega sulla riforma fiscale è stata affossata. Dunque al nuovo governo spetta approntare una politica nuova ed efficace. «Non servono lauti bonus sull’Irpef (la flat tax, che pertiene al reddito individuale), ma un Ires che premi le aziende che più reinvestono gli utili, beneficandone in termini di aliquota». Questa settimana Bonomi sarà a Bruxelles per incontrare i deputati europei e i colleghi imprenditori di Business Europe. Non riesce a pensare a un Unione Europea che non riesca a sbrogliare proprio l’elemento che l’ha unita, ovvero il mercato. Per il presidente è tempo di mettersi attorno a un tavolo e trovare un’intesa per sbloccare le risorse. Anche, se necessario, con il Next Generation EU.

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